“Gomorra” di Matteo Garrone

Da Saviano a Garrone

Concorso
L’attesa è quella delle grandi occasioni, il libro – e il suo autore – sono di quelli che una volta incontrati non si dimenticano. Matteo Garrone (già osannato regista de L’imbalsamatore e di Primo amore) porta sullo schermo la sua “Gomorra”, nella selezione ufficiale del [sessantunesimo festival di Cannes->+-Festival-del-Cinema-di-Cannes-2008-+.html?id_secteur=2].

Cinque storie, cinque intrecci narrativi che si susseguono all’interno di un “sistema” – quello camorristico – che ingloba e gestisce le sue vittime, carnefici a loro volta di comportamenti delittuosi, immorali, corrosi e corrotti all’interno di un animo perverso e votato al denaro. Può arrestarsi qui l’analisi sociologica di Gomorra, perché non è di questo – o non solo di questo – che parla il film di Matteo Garrone. All’interno di una costruzione narrativa sapientemente gestita, si alternano cinque storie, minuscoli tasselli che compongono l’enorme e drammatico mosaico della criminalità organizzata. Un sarto che lavora al mercato nero della grandi griffe di moda, due giovani scapestrati che ingannati dalla bramosia di potere e dalla giovane età, si lasciano andare a una guerra con il capoclan di zona, un ragazzino compie il rito di iniziazione mafioso lasciandosi sparare addosso a distanza ravvicinata, un “onesto” imprenditore ricicla illegalmente rifiuti tossici spacciandoli per aiuti umanitari.

E’ presto per gridare al capolavoro, ma Gomorra di Matteo Garrone è sicuramente uno degli “esperimenti” cinematografici migliori che il nostro cinema abbia offerto negli ultimi tempi. Sperimentale – perché nulla è più sperimentale del realismo – sapiente, nelle scelte registiche come in quelle narrative. La scelta è tutta lì. Una scelta difficile perché sovraesposta. Sarà impossibile non fare i conti con una campagna stampa molto sommessa (una locandina che tratteggia le tonalità della copertina del libro, raffigurante un’opera di Warhol), in controtendenza all’esplosione “commerciale” del Roberto Saviano scrittore. Il giornalismo, si sa, è spesso ingeneroso nei confronti di chi ne persegue i fini più nobili. Ingeneroso al punto da ritorcersi contro l’autore, tacciarlo di protagonismo, superbia, falsità e calunnie indegne di un paese civile. Ma i media, lo si voglia o meno, si cibano delle carni delle loro vittime distruggendone le vite (costringendole spesso ad appoggiarsi a una vita di “scorta”). Ecco Gomorra, best seller narrativo nato dai tipi della Mondadori, durissimo atto accusatorio sul sistema italia, un meccanismo perverso di guerriglie urbane e insano capitalismo che ricopre – come una polvere sottile – l’intera esistenza dei suoi abitanti.

E così, sfuggendo di mano all’autore, Gomorra (da non perdere di vista neanche per un attimo l’etimo del titolo) crea – se non li ha già generati – gli anticorpi necessari a rendere innocuo il suo passaggio, in un insieme di già visto e già sentito che immunizza i fautori del sistema da ogni eventuale punizione. D’altro canto – come sanno i buoni giornalisti che in questi giorni giudicano la fenomenologia di Roberto Saviano – quando si arriva a deridere l’autore consigliandogli di pensare un po’ più alle donne (vista la giovane età), tutte le parole diventano inutili. Tanto, a vergognarsi, è sempre e solo il lettore. Qualunque movimento, attività, linea di pensiero, soffrono oggi lo scotto della notorietà. Quando un’idea diventa famosa, diventano fumosi i suoi confini, meno legittime le sue pretese, quasi inconsistente il suo peso. Un grido che spaventa e che si affievolisce giorno dopo giorno, fino a diventare silenzio. E vendetta.

Matteo Garrone (straordinario autore de L’imbalsamatore e di Primo amore) insieme a Toni Servillo e a un cast di attori “raccolti” dalla strada, creano una pellicola che, c’è da scommetterci, riceverà una pioggia di applausi (e riconoscimenti ufficiali) al Festival di Cannes, dove verrà presentato il prossimo lunedì. Umane le storie, raccontate e riprese con una lucidità che evita ogni moralismo e ogni posizione. A parlare sono solo le immagini di uno scoramento che arriva dall’esterno e ne corrode le viscere. Gomorra è il posto dove tutto si confonde e tutto finisce. E’ la nostra Italia moderna, così simile a quella passata, dove l’etica, parafrasando Saviano, è solo un limite, un’etichetta che si impone ai falliti.

Titolo originale: Gomorra
Nazione: Italia
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Durata: 140′
Regia: Matteo Garrone
Sito ufficiale:
Cast: Toni Servillo, Gianfelice Imparato
Produzione: Fandango, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: Cannes 2008
16 Maggio 2008 (cinema)