KLIMT E HOFFMANN A VENEZIA

In mostra al Museo Correr a Venezia

Quest’anno la primavera a Venezia sarà speciale, grazie alla mostra : “Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione” ( dal 24 marzo all’otto luglio). Organizzata con la collaborazione del Museo Belvedere di Vienna, Gruppo 24 Ore, Artemisia Group, essa intende celebrare in modo sontuoso il 150° anniversario dalla nascita di Klimt.

Oltre agli innumerevoli quadri capolavori, si possono ammirare rari e preziosi disegni, mobili e raffinati gioielli, documenti storici che illustrano la genesi , in ambito pittorico e architettonico, dell’opera di Klimt, del modernismo europeo, di Knopf, Koloman Moser e del grande amico e collaboratore l’architetto Hoffmann.

Il percorso espositivo è diviso in otto sezioni scandite a partire dagli esordi di Klimt, artista emblematico del movimento operante in questa prima fase con il fratello Ernst. Quest’ultimo si è ritrovato a condividere il destino di tanti artisti, che nei secoli passati, nonostante la loro bravura, si sono trovati schiacciati da personalità eccezionali che li hanno oscurati. E’ quindi un’interessante scoperta, per i non addetti, l’opera di Ernst, pittore che rivela grande padronanza del disegno, senso spiccato per le combinazioni cromatiche, vigore plastico nell’anatomia dei nudi, valori espressi ancora in uno stile di stampo accademico.
Seguono foto, documenti che ne illustrano i dati biografici. Un doveroso riconoscimento alla primogenitura del concetto e delle aspirazioni, oltre che del nome stesso di secessione, viene fatto nella quarta sezione con la presentazione della Lady davanti allo specchio di Klimt.

La decorazione del Palazzo Stocklet a Bruxelles realizzato da Hoffmann e scene dal Fregio di Beethoven sono alcune delle testimonianze dell’intensa collaborazione fra pittore e architetto che condivisero numerose commissioni e progetti. Si tenta di dare visibilità a quella loro comune tensione ideale verso la realizzazione dell’opera d’arte globale mirante a conglobarvi ogni forma d’arte comprese le cosiddette arti applicate con il fregio di Beethoven. Ideato per fare da degna cornice della statua del musicista realizzata da Max Klinger in occasione dell’anniversario dei cento anni dalla nascita. Lo si deve guardare ricreando nella mente e nell’anima l’inno alla gioia di cui il fregio intende essere rappresentazione visiva. Nella sezione finale il trionfo dell’oro esplode anche grazie alle Mille e una notte di Vittorio Zecchin e della Primavera di Galileo Chini.

Nel marzo del 1897 un gruppo di artisti viennesi aveva dato vita alla Associazione dei pittori e degli scultori della Secessione austriaca con un appello: “Ci rivolgiamo a tutti voi, senza distinzione di classe e di mezzi…non conosciamo differenze fra l’arte vera e propria e l’arte industriale, fra l’arte dei ricchi e l’arte dei poveri, l’arte è un bene comune”. Manifesto rivoluzionario che animò a lungo il mondo culturale viennese con fieri oppositori ed entusiasti sostenitori. Proseguimento e antitesi a un tempo di quella Felix Austria che si stava avvicinando a grandi passi al declino e alla fine, sogno di un rinnovamento che prescindesse da differenze di classe, e coinvolgesse ogni forma nobile o umile dell’arte umana questa dichiarazione di intenti ebbe una influenza enorme sugli artisti contemporanei compresi Rodin e Boldini Segantini che parteciparono ad esposizioni comuni, facendo proseliti in tutto il mondo.
Capo carismatico di questa secessione nata cinque anni dopo quella di Monaco non poteva che essere Gustavo Klimt animatore indefesso di questo credo divulgato attraverso la rivista del movimento Ver Sacrum, curata dallo stesso Klimt, mentre il successo di pubblico e incassi della prima mostra a Vienna, consente la realizzazione architettonica del programma teorizzato attraverso la rivista, con la costruzione della sede ufficiale su progetto dell’architetto Olbrich Il palazzo della Secessione inaugurato pochi mesi dopo la mostra.

Le ospitali sale del Museo Correr sono degna cornice di questa magnifica esposizione curata da Alfred Weidinger sotto la direzione di Gabriella Belli.