TFF: “Trinagle” di Costanza Quatriglio

Diritti & Bisogni

Diritti & Rovesci
L’interessante curiosità della regista Costanza Quatriglio si concentra su un tema difficile, che lega insieme due tragici eventi, lontani nel tempo eppure tragicamente simili, perché sul lavoro si muore ancora.

New York 1911, la fabbrica tessile Triangle prende fuoco; 146 donne, la maggior parte minorenni e giovanissime lavoratrici muoiono, soffocate dal fumo o perché avevano cercato scampo lanciandosi dalla finestra.

Barletta, 3 ottobre 2011, crolla una palazzina, muoiono 5 donne (morirà anche la figlia quattordicenne del proprietario) che lavoravano in nero in un maglificio all’interno di quell’edificio.
_ Da quelle macerie viene estratta viva Mariella, che diventa voce solista del diritto al lavoro, parlando per tutta la comunità, per tutto il mondo del lavoro.

Triangle porta con sé il difficile compito di recuperare la memoria di quello che successe nel 1911 e collegarlo alla palazzina crollata di Barletta nel 2011, focalizzando l’obiettivo, dando uno sguardo motivato al mondo femminile, al loro contributo nel mondo del lavoro.

Attraverso un montaggio che danza tra le bellissime immagini di repertorio di New York (immagini che arrivano dall’Istituto Luce, dalla Cineteca del Friuli, dagli archivi di Washington, le testimonianza originali di allora sono conservate nella Cornell University che possiede l’archivio storico sulla Triangle) Triangle si dedica al dialogo, lucido, quasi politico, per l’onestà scottante, con Mariella, che rappresenta la civiltà del lavoro, crollata con quella palazzina.

Costanza Quatriglio così procedendo va ad analizzare le premesse e promesse di un Secolo che era appena iniziato e il vuoto che c’è ora “perché non è assenza oppure oblio, quello che ci circonda è proprio il nulla”.
_ Quello che non è cambiato, e lo afferriamo dai racconti di Mariella che guarda diritto in camera e dalle ricerche della regista, è l’infernale condizione del lavoro insieme con il rapporto, la condizione esistenziale, la responsabilità che l’operaio ha nei confronti della macchina.
_ “Non cambia la condizione umana – ci racconta la Quatriglio – così non cambia la gioia di vivere, perché come quelle ragazzine, immigrate al seguito delle loro famiglie, erano così felici di recarsi al mattino alla Triangle per lavorare, scorreva un anelito di vita, c’era l’orgoglio di saper far bene una cosa, anche le donne della fabbrica irregolare di Barletta.

Abbiamo chiesto alla Quatriglio cosa sia cambiato da allora “E’ cambiato il conflitto. Nel 1911 attraverso il conflitto si costruivano le basi per uscire da una condizione di schiavitù. Oggi manca il conflitto, perché se la macchina da cucire te la dà tuo fratello e ti dice ‘cuci’, tu cuci. E non te la prendi con tuo fratello. Giustizia e diritti non vanno di pari passo”.