Venezia72: “Lao Pao Er (Mr. Six)” di Guan Hu

Un commovente guazzabuglio

Venezia 72. Fuori Concorso
Mr. Six, una volta capo di una temibile gang, è ora il gestore di un piccolo negozio di quartiere. Ormai anziano e malato di cuore, conduce una vita semplice, cercando di far rispettare ai giovani i valori del passato che questi sembrano aver dimenticato. Quando il figlio, con cui non ha contatti da anni, viene rapito da una gang di figli di papà che organizzano corse di auto clandestine, Mr. Six dovrà cercare di liberarlo. Dopo aver inutilmente provato a trattare, ricevendone in cambio solo umiliazioni, Mr. Six decide di radunare la sua vecchia gang per regolare i conti secondo il codice di comportamento che ha sempre guidato la sua vita.

Lo scontro tra nuovi e vecchi valori è al centro del film di Guan Hu, che attorno a questo tema costruisce un gangster movie atipico, in cui la criminalità organizzata rimane sullo sfondo, e a scontrarsi sono solo un vecchio criminale e un gruppo di giovinastri che sanno di essere intoccabili dalla legge.
Attorno alla trama principale se ne sviluppano molte altre, creando un guazzabuglio creativo che da un lato rende il film eccessivamente lungo, ma dall’altro gli dona la sua cifra distintiva e originale, rendendolo qualcosa di più di un film generazionale di un film di gangster.

All’interno dei 135 minuti del film assistiamo infatti a un mix tra Blues Brothers, Il padrino e Gran Torino, tra anziani che non accettano il passare del tempo e giovani che hanno dimenticato il passato, bande da riunire e sfide da affrontare, pestaggi nei vicoli ed epici scontri finali. Il tema centrale del film, l’incontro-scontro tra nuovo e vecchio, raggiunge il suo culmine nel rapporto tra Mr. Six e suo figlio, inizialmente distanti e incapaci di perdonarsi le rispettive mancanze, che imparano a poco a poco a dialogare e a capirsi.

Il regista guida il film con mano abbastanza sicura, prendendo molte vie laterali per arrivare a destinazione, ma comunque dando la sensazione di conoscere la strada. L’eccessiva lunghezza del film è più che compensata da un finale epico e commovente, che conclude degnamente un film che, pur avendo come obiettivo dichiarato l’intrattenimento, riesce anche a far riflettere ed emozionare. La violenza c’è, ma si vede raramente, in uno scontro che sembra sempre incombente ma non arriva mai, come i Tartari di Buzzati.

Mr. Six racconta la Cina di oggi, lo scontro silenzioso tra vecchio e nuovo che avviene a Pechino e in tutto il paese, con tradizione e modernità che convivono fianco a fianco, la tensione montante ma ancora inesplosa. Un tema, questo, che sembra emergere prepotentemente dalla nuova cinematografia cinese, se si pensa che è al centro anche del potente Behemoth, visto quest’anno in concorso a Venezia. Laddove Behemoth sceglie la via del documentario poetico, Mr. Six sceglie il film di genere, raccontando l’ultima sfida di una sorta di ronin moderno che è deciso a morire come ha vissuto, rispettando il suo codice d’onore.

Titolo originale: Lao Pao Er
Nazione: Cina
Anno: 2015
Genere: Drammatico
Durata: 135’
Regia: Guan Hu
Cast: Feng Xiaogang, Zhang Hanyu, Li Yifeng, Kris Wu, Xu Qing
Data di uscita: Venezia 2015 – Fuori Concorso