“WOLFMAN” DI JOE JOHNSTON

Il film ideale per San Valentino, ma con una settimana di ritardo nell’uscita

In uno degli episodi della III stagione di “The Big Bang Theory”, serial televisivo di forte impatto pragmatico e disincanto da anti divi, uno dei protagonisti, in prossimità della festa di San Valentino afferma “considerando che San Valentino era un sacerdote romano del III sec, che fu lapidato e decapitato, non sarebbe più appropriato celebrare la serata portando la fidanzatina ad assistere a un brutale omicidio?”

Questa teoria applicata al mondo cinematografico, si traduce con l’andare a vedere Wolfman, diretto da Joe Johnston ( Jurassic Park III, Oceano di fuoco -Hidalgo ); film perfetto con scene cruente di membra umane sparse per i boschi (nemmeno in Grey’s Anatomy se ne vedono tante!).
Tutto questo solo per elaborare almeno un motivo valido per capire quest’opera.
Certo, l’Inghilterra Vittoriana, post Jack lo Squartatore, affascina sempre: dalla pioggerellina incessante, all’aria nebulosa, alle strade di terra battuta e fango, dalle case di pietra con l’edera che si arrampica sfacciatamente, ai banconi di legno dei pub o ai suonatori nelle bettole.

Siamo nel 1840, L’infanzia di Lawrence Talbot (Benicio Del Toro) si è conclusa la notte in cui è morta sua madre. Dopo aver lasciato il sonnolento paesino vittoriano di Blackmoor, ha trascorso decenni a riprendersi e a cercare di dimenticare, tra manicomi e fughe all’estero, dove si è ricostruito una vita. Ma quando la fidanzata di suo fratello, Gwen Conliffe (Emily Blunt, Il diavolo veste Prada), lo rintraccia per chiedergli di aiutarla a cercare il suo amore scomparso, Talbot ritorna a casa. Qui scopre che qualcosa che possiede una forza bruta e un’insaziabile sete di sangue sta uccidendo gli abitanti del paese e che un sospettoso ispettore di Scotland Yard di nome Aberline (Hugo Weaving, Il Signore degli anelli, Matrix) è arrivato per investigare. Ma il ritorno nella casa natia significa un altro scontro con il passato per Lawrence: rivedere il padre, a lui divenuto estraneo, Sir John Talbot (Anthony Hopkins).

Mentre mette insieme i pezzi del sanguinoso puzzle, Talbot sente di un’antica maledizione che, quando la luna è piena, trasforma le persone in lupi mannari. Ora, se ha la più piccola possibilità di mettere fine al massacro e proteggere la donna di cui si è nel frattempo innamorato, Talbot deve distruggere la brutale creatura nei boschi che circondano Blackmoor. Ma dopo essere stato morso dalla raccapricciante bestia, un uomo normale con un passato tormentato scoprirà una parte primitiva di sé…una parte di cui non avrebbe mai immaginato l’esistenza.

Nel 1941, è stato il film diretto da George Waggner L’uomo Lupo a creare il personaggio del lupo mannaro.
Ora, classificasi come licantropo, l’essere umano, che, nelle notti di luna piena, si trasforma in lupo mannaro, con tutti gli accessori che la mutazione comporta: ululati alla luna, massacri di innocenti, forza sovraumana e l’annullamento della memoria al mattino dopo.

Questo monster movie non lo si riesce a spiegare facilmente. Almeno fosse sostenuto da una struggente storia d’amore, disperata… di quelle che fin da subito si capisce che il futuro è, ad essa, negato, ma che per tutta la durata del film, non si può non sperare nel lieto fine. Niente.
La drammaticità, di quelle rare, senza tempo, di Emily Blunt, perfetta per un film tratto da qualche storia della sorelle Brontë, in Wolfman appare, semplicemente, sprecata.
È difficile anche trovare una definizione appropriata, un aggettivo giusto, per gli effetti visivi, ci sono alcune scene che, nei più ingenui, possono far scaturire, come reazione, un saltino sulla poltroncina del cinema, ma, nella complessità di Wolfman, questi sono attutiti da una trama che si aggiudica a priori il premio come sceneggiatura non originale dell’anno.

L’unico punto di forza di questo film sono gli attori. Ma, come la già citata Blunt, anche Del Toro e Hopkins risultano fuori luogo, ingolfati da abiti interpretativi che non sono adatti a loro. La sceneggiatura avrebbe dovuto lavorare maggiormente sui protagonisti, modellarsi sulle esigenze delle personalità di professionisti come Benicio Del Toro e Anthony Hopkins. Il risultato è un’opera fumettistica, ricca di immagini cruente, che riescono, addirittura, ad annoiare.

Titolo originale: The Wolf Man
Nazione: U.S.A., Regno Unito
Anno: 2009
Genere: Horror, Thriller
Durata: 120′
Regia: Joe Johnston
Sito ufficiale: www.thewolfmanmovie.com
Cast: Emily Blunt, Benicio Del Toro, Hugo Weaving, Anthony Hopkins, Geraldine Chaplin, Art Malik, Kiran Shah, Bridgette Millar, Elizabeth Croft, Sam Hazeldine
Produzione: Stuber Productions, Universal Pictures
Distribuzione: UIP
Data di uscita: 19 Febbraio 2010 (cinema)