“Come Dio comanda” di Gabriele Salvatores

"Padre nostro che sei nei cieli, restaci". J. Prévert

Dopo il clamoroso successo di Io non ho paura tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti, il regista Gabriele Salvatores rinnova ancora una volta il sodalizio con lo scrittore romano e questa volta porta sul grande schermo Come dio comanda, trasposizione cinematografica del celebre romanzo vincitore del Premio Strega nel 2007.

Per i lettori affezionati di Niccolò Ammaniti questo film potrebbe rivelarsi tutto sommato una sorpresa; questo perché la trama si discosta in maniera piuttosto evidente da quella del romanzo.
Il regista e lo scrittore – che ha collaborato alla sceneggiatura e con il quale ha instaurato nel corso degli anni un solido rapporto d’amicizia -, spiegano in conferenza stampa come sia stato necessario applicare dei tagli alla struttura originale del libro, sacrificando tutto ciò che funzionava da cornice della storia e andando subito al cuore della vicenda. Come afferma Ammaniti: “Si è dovuto tradire un po’ il romanzo”. Questo tradimento ha concesso al film di raccontare una storia in cui sono presenti solo alcuni dei vari personaggi, tra i quali i veri protagonisti sono un padre, un figlio e un loro amico diventato pazzo dopo un incidente sul lavoro.

Rino Zena, uno stupefacente Filippo Timi, cresce suo figlio (Alvaro Caleca, esordiente) con il culto di un odio, fondato su teorie storiche retrograde, nei confronti della società contemporanea. La violenza ha messo radici nel suo animo e di questo sentimento egli fa la sua dottrina di vita. Il figlio, pur essendo cresciuto in un clima familiare per così dire “anomalo”, venera il padre più di qualsiasi altra persona al mondo e prova per lui una stima incondizionata. Loro amico, il bizzarro Quattro Formaggi, interpretato dal sempre più bravo Elio Germano.

Ed è attorno a questi tre personaggi che si snoda la storia di Come Dio comanda, il cui schema narrativo porta ad un inequivocabile parallelismo con le trame più classiche delle commedie di Shakespeare a cui effettivamente Salvatores confessa di essersi ispirato. “Abbiamo un re, padre-padrone, c’è un figlio-principe adolescente e c’è un fool, un buffone”. E per assonanza anche questi “characters” all’inizio si raccontano, poi si perdono interiormente e fisicamente in un bosco una notte tempestosa per poi ritrovare se stessi solo nella conclusione finale.

E’ proprio, si può dire, la ricerca di un’identità il tema chiave di tutto il film, ma più in generale tema esistenziale nel percorso di vita di ogni essere umano. Come Dante, “Nel mezzo del cammin di nostra vita” si ritrova in una selva oscura alla ricerca della “diritta via”, così anche i nostri tre protagonisti patiscono, soffrono e in diverse circostanze invocano Dio; l’ esistenza/non esistenza di Dio viene infatti messa in discussione più volte. Il regista ha esplicitamente chiarito la sua opinione a riguardo , spiegando il forte scetticismo che lo induce a non credere all’esistenza di un Dio che, secondo Salvatores, è un “Padre nostro” troppo distante dalla vita dell’uomo per esistere realmente.
Un racconto dell’Italia contemporanea attraverso le tinte del noir, ma sicuramente una storia che si ripete nel tempo; tratta dal romanzo di Niccolò Ammaniti, la pellicola, grazie all’eccezionale cast di attori e soprattutto alla saggia guida di un’attenta regia, ha tutte le carte in regola per essere un ennesimo successo.

Titolo originale: Come Dio comanda
Nazione: Italia
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Durata: 103’
Regia: Gabriele Salvatores
Cast: Elio Germano, Filippo Timi, Fabio De Luigi, Alessandro Bressanello, Angelica Leo, Vasco Mirandola, Vasco Mirandola, Alvaro Caleca, Carla Stella
Produzione: Colorado Film Production, Friuli Venezia Giulia Film Commission, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 12 Dicembre 2008 (cinema)