Tre racconti, scritti tra il 1944 e il 1950, con i quali la scrittrice cinese Zhang Ailing cerca di cogliere il modo in cui la sofferenza per amore possa assumere diverse gradazioni nel cuore di una donna. Incertezza, perplessità, rimpianto, sembra esservi spazio per tutto nella relazione con un uomo, tranne che per la felicità
Dal primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, “Lussuria”, il regista taiwanese Ang Lee ha tratto il suo ultimo film ([Se, jie->ttp://www.nonsolocinema.com/nsc_articolo.php3?id_article=7560], Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2007). Un gruppo di studenti cinesi decide di uccidere un importante funzionario governativo, il signor Yi, legato agli occupanti giapponesi (la storia è ambientata nel periodo della Seconda guerra sino-giapponese, 1937-1945, quando il Giappone invase la Cina). Ad una ragazza che fa parte del gruppo, Wang Jiahzi, viene affidato l’incarico di diventare l’amante di Yi e quindi attirarlo in una trappola. Mentre il film di Ang Lee è una sorta di thriller erotico (molto spinte le scene di intimità tra i protagonisti), il racconto si concentra sul personaggio di Wang Jiahzi e sul cambiamento che la relazione innesca in lei. Convinta della necessità di uccidere Yi all’inizio, col tempo si insinua nella ragazza il dubbio tra seguire la sua motivazione politica e cedere al proprio cuore, anche se questo vorrebbe dire rivelare la propria identità. “I fiori di Yin Baoyan” è la storia dell’amore tra un professore e una sua allieva, accomunati dalla passione per la storia della musica e dal rimorso per non poter essere felici assieme. E’ una sorta di divertissement, con il quale Zhang Ailing racconta e, in alcune parti, schernisce una sua amica. In “Quanto odio” infine, si narrano le vicende di una giovane maestra, Jiahzi, disposta a rinunciare alla propria gioia, pur di non dover essere la responsabile del dolore altrui. Sembra quasi, stando a questi tre racconti, che nulla di positivo possa nascere dall’amore, sentimento che anzi, con espressione cinese tratta dal mondo degli scacchi, è una sorta di zugzwang, una situazione in cui si ha l’obbligo di muovere, ma in ogni caso il disastro, la sconfitta saranno inevitabili. L’unica nota di speranza è data dalla possibilità, incerta, dell’oblio.
Zhang Ailing può essere facilmente considerata una delle voci fondamentali della letteratura cinese del Novecento, per il modo in cui si distacca dalla tradizione letteraria del suo paese, basata fino al XX secolo sulla narrazione della Storia, vista come massima rappresentazione del vero, attraverso la quale fornire ai lettori uno strumento formativo e educativo. Concezione, questa, accentuata dall’affermazione del comunismo in Cina (soprattutto dopo la Rivoluzione Culturale), visto che lo Stato si pone sempre più come protettore delle arti, per le quali stabilisce un canone di adeguatezza rispetto ad un ideale morale. Letteratura ancella della Storia, dunque, e ancor più della Politica. Un’idea alla quale Zhang Ailing non si adegua, l’attenzione deve essere concentrata sui singoli soggetti visti non come ingranaggi di un complesso meccanismo storico-politico e storico-economico, bensì come coacervo di irrazionalità, di sentimenti che li spingono ad agire in modo che all’esterno non può essere compreso, ma che a loro è chiaro. La Storia e la Politica possono servire tutt’al più come contesto, ma non risultano in grado di sostituirsi all’individuo, minuscolo in quanto tale, ma reso grande dalla sua sofferenza.
Zhang Ailing, Lussuria, 2007, Rizzoli, 171 pagine, 9,20 €