Personale di Maria Elisa D’Andrea e di Stefano Micoli

Due giovani artisti per inaugurare la galleria "Il quadrato dell’arte"

A Udine, in un nuovo spazio espositivo nel pieno centro storico della città friulana, si è inaugurata una mostra di due giovani artisti dell’accademia di belle arti di Venezia, sezione distaccata di villa Manin.

L’occasione di inaugurare un nuovo spazio dedicato all’arte nel cuore di Udine, è significativo per diversi motivi. Il Friuli-Venezia Giulia ha rappresentato una terra che ha dato i natali a diversi artisti importanti nella storia dell’arte. Superfluo elencarli anche soffermandoci solo su alcuni, è sufficiente sfogliare qualsiasi manuale della disciplina per ritrovarne in abbondanza.

Anche nel contemporaneo si è mantenuta viva un’analoga predilezione per i più diversi tipi di espressione artistica: sono stati ancora numerosi gli artisti nativi di queste terre o in modi diversi qui attivi, pensiamo ai Basaldella, a Pizzinato, a Tramontin, a Basaglia, a Morandis, a Zotti, a Venuto: ho volutamente citato tali autori perché oltre a provenire da questi luoghi, nella maggior parte dei casi sono stati discenti e poi docenti all’accademia di belle arti di Venezia. Tali circostanze non fanno che rimarcare il naturale antico legame tra il Friuli e Venezia che dai tempi del secondo Presidente della storica istituzione veneziana, Giambattista Tiepolo, eletto nel lontano 1756, si è nel tempo ulteriormente sviluppato. Basti pensare al notevole serbatoio friulano, sempre in bella evidenza nello studentesco contesto generale, oggi consolidato con l’apertura della sede distaccata di villa Manin, già attiva da qualche anno a Passariano con l’obiettivo prioritario di rendersi autonoma all’interno del già considerevole sistema universitario locale.

L’apertura di questa piccola sede espositiva ci consente un ulteriore passo in avanti nel comune sforzo di intenti evidenziando un’offerta che sicuramente riempie un vuoto.
E’ con questo spirito che due giovani artisti hanno aderito con entusiasmo a questa prima iniziativa, si tratta di Maria Elisa D’Andrea e Stefano Micoli entrambi con una comune, anche se espressa in termini diversi, sentita passione nei confronti dell’espressione artistica. Possiamo percepire con immediatezza questi slanci nella loro selezionata produzione artistica: poche ma buone opere.

Una ricerca minimalista, essenziale, raffinata quella di Maria Elisa D’Andrea in cui persegue un segno che diventa tratto e poi linea calibrata a un armonioso gusto cromatico quasi manifestazione di una mistica orientale, zen, rivolta a ridefinire una purezza alternativa che nella realtà appare assai compromessa. La sua è una natura altra; i fiori, gli elementi fitomorfici che spiccano così delineati nel pulitissimo fondo bianco della preziosa carta di Fabriano, non trovano riferimenti mimetici nella natura, sono da Maria D’Andrea reinventati e riflettono comunque quella bellezza in altri casi perduta, permettendole così di collegarsi non pedissequamente, ma con un taglio originale ai tradizionali valori estetici della storia dell’arte. In tal senso avviene la sua comprensione degli erbari medievali che nella semplice definizione del filo d’erba, dal micro al macro, influenzano la grande stagione che arriva fino al rinascimento consentendo di agganciare con un distacco meno traumatico il Rinascimento di Leonardo agli esiti ancora tardomedievali di Giovannino De’ Grassi e degli Zavattari. Da qui muove la raffinata e colta interpretazione dell’autrice che, sempre traendo diretto spunto dalla natura, esprime una ricerca di assoluta purezza, distante da ogni tipo di superficiale volgarità o altra deleteria contaminazione.

Come non riportare alla memoria a proposito, invece, della ricerca di Stefano Micoli le soluzioni avanguardistiche di Francis Picabia, di Fernand Léger, dove tutto futuristicamente si meccanicizza persino la natura o l’amplesso amoroso. E’ lo stesso Micoli che rivela, evidenziandola, tale sua predilezione. L’esaltazione della macchina trovava già il suo exploit nella mostra organizzata nel 1968 da Pontus Hulten al Museum of Modern Art di New York dall’emblematico titolo “The Machine as Seen at the End of the Mechanical Age” che fu anche la prima mostra ad accogliere la videoart, da quel momento destinata a proliferare e direi a imperversare nelle diverse mostre di tendenza di allora.
Paradossalmente e un po’ provocatoriamente l’eclettico Micoli torna alla manualità, alla tecnica tradizionale che però è dal giovane artista sperimentata con meticolosa perizia quasi per volerla rendere più inossidabile del più resistente dei metalli.
Sembra questa la sfida ingaggiata da Micoli per l’occasione, sfidare una certa effimera moda, la macchina, la tecnica o meglio le nuove tecnologie, utilizzando i media tradizionali, naturalmente sperimentando nuove formule così come avveniva nella più classica delle antiche botteghe dei pittori-alchimisti del passato.

Si dice che chi ben comincia è a metà dell’opera, e questa raccolta e suggestiva prima rassegna di Maria Elisa D’Andrea e Stefano Micoli alla Galleria Il Quadrato dell’Arte non può che essere, in tal senso, del migliore auspicio.

Personale di Maria Elisa D’Andrea e di Stefano Micoli.
Dal 5 al 25 maggio 2007
Da mercoledì a domenica, h. 11.00/12.30 – 17.00/19.30,
Il Quadrato dell’Arte
via Vittorio Veneto, 18/a Udine;
Ingresso gratuito.