“También la lluvia – Persino la pioggia” di Icíar Bollaín

Appassionante e drammatico, crudo e realistico, coraggioso e profondo: un film che inchioda alla sedia e toglie il fiato, incide e pervade l’animo, “tre film in uno” come ebbe a dire la regista di questa pellicola, candidata per una lunga serie di riconoscimenti internazionali, molti dei quali ottenuti, e meritatamente. É un continuo di appassionanti e ardite inquadrature tra l’uon e l’altro dei tre temi, lontani nel tempo ma vicini nell’argomento, di intrecci tra realtà e finzione che pur rimangono distinte e inconfondibili.
Il giovane ed entusiasta regista Sebastian, sostenuto dall’amico e produttore Costa, sta girando un film su Cristoforo Colombo e le sue scoperte e sulle denunce fatte già nel Cinquecento dai frati domenicani Bartolomeo de las Casas e Antonio de Montesinos a proposito dello sfruttamento disumano e crudele perpetrato a scapito degli indigeni. Luogo delle riprese è la Bolivia che, anche se non è proprio lo stesso che Haiti, ha però il vantaggio di permettere un budget bassissimo.

Quando le riprese del film cominciano, i cineasti capiscono che anch’essi sono sfruttatori, a scapito della manodopera e delle comparse locali che, poverissimi ma non per questo meno consapevoli, lavorano incondizionatamente accontentandosi di una paga di due dollari al giorno. Tra le centinaia di comparse c’è Daniel, che sotto l’aspetto da povero campesino nasconde un’intelligenza vivace e un coraggio da leader. Nel corso delle riprese scoppia a Cochabamba la “guerra dell’acqua”, anche questo un episodio reale avvenuto nel 2000, quando le popolazioni si ribellarono per giorni alla vendita delle sorgenti di acqua – e “persino della pioggia” – ad una multinazionale statunitense. Nel corso delle riprese si intrecciano le scene che rievocano le atrocità del passato e quelle che mostrano la non meno dura repressione del governo contro i rivoltosi.

Durante i sanguinosi scontri, i cineasti si trovano ad un bivio: continuare il film, preservando il capitale già investito, ma abbandonando Daniel, divenuto capo della rivolta, al suo destino insieme alle altre comparse, oppure prendere posizione al fianco degli insorti.
Costa, fino ad allora interessato solo al denaro, capisce che qui c’è in gioco molto di più: “senza acqua non c’è vita” gli aveva detto Daniel. E capisce anche che la storia, dopo cinquecento anni non è cambiata molto: la dignità degli indios, che secoli prima erano stati massacrati senza pietà, e la loro stessa vita, vengono ancora oggi ignobilmente calpestati in nome del dio denaro.
Magnifica interpretazione dei protagonisti, vincitori anch’essi di riconoscimenti, e ottima la regia, complessa ma sempre efficace, di questa cineasta madrilena quarantaseienne, che dalla sua ha l’assistenza e la scuola del suo maestro e compagno di vita Ken Loach. Sceneggiatura di Paul Laverty, già collaboratore dello stesso Loach.

Il film era preceduto dal corto Itali@ambiente, un documentario – denuncia circostanziato e anche artisticamente interessante sul disagio ambientale in Italia e sui pericoli che l’ambiente corre nel nostro Paese. Curatore del lavoro, che è ancora in fase di conclusione, è il noto geologo Mario Tozzi, responsabile, insieme al team AvoiComunicare (lo spazio online di Telecom Italia dedicato al dialogo su ambiente e integrazione), della strutturazione dei contributi provenienti dalla Rete. All’iniziativa ha dato la sua adesione anche il Wwf Italia, come contributo all’Anno europeo per il volontariato.

También la lluvia – Persino la pioggia. Spagna, Francia, Messico – 2010; 104’
Regia di Icíar Bollaín
Con Luis Tosar (Costa), Gael García Bernal (Sebastián), Juan Carlos Aduviri (Daniel/Hatuey), Karra Elejalde (Colombo), Carlos Santos (Bartolomeo de las Casas), Raúl Arévalo (Antonio Montesinos)