Fanny e Jean sembrano la coppia ideale. Sono ricchi, felici, e innamorati, nonostante le loro differenze: romantica e amante del rischio Fanny, metodico e deciso a controllare tutto Jean. Quando però nella vita di Fanny riappare Alain, suo ex compagno di liceo, tutto cambia all’improvviso.

Bandito da Hollywood, Woody Allen si ritira in Francia per il suo primo film non in inglese, e realizza un piccolo gioiello: un film brillante, poliedrico, sfaccettato. Coup de Chance prende le mosse da un triangolo amoroso e diviene poi thriller, noir, tragedia greca senza perdere un’oncia di coesione e ritmo. Al centro, il ruolo della fortuna e del caso, un tema che sembra interessare molto Allen negli ultimi anni, da Match Point in poi.

Alain è un agente del caso, e Fanny se ne fa travolgere, abbandonandosi al sentimento e agli eventi. Jean, invece, il caso lo combatte, lo sfida, cerca di domarlo, ghermirlo, incatenarlo. In queste due visioni della vita così opposte si trova il motore del film, il cuore di un dialogo platonico implicito in cui Allen, socraticamente, pone domande più che dare risposte, anche se si può facilmente intuire dove cadano le sue simpatie.

La prima parte è inondata di dialoghi, in pieno stile alleniano, ma sono dialoghi ben scritti, brillanti, vivi e veri, che portano avanti l’azione anziché appesantirla, delineando un mondo ricchi inani e senza nulla da dire, intrappolati in gossip e routine di cui Fanny, nonostante tutti i suoi privilegi, finisce per sentirsi prigioniera. I personaggi sono ben delineati e interpretati, con Lou de Laâge che, come spesso accade alle protagoniste di Allen, brilla di luce propria, donando alla sua Fanny il giusto mix di sensualità, humor, indolenza e innocenza. Valérie Lemercier è perfetta nel ruolo della madre di Fanny, e regala una prova che ricorda quelle di Diane Keaton negli anni più maturi della sua carriera.

Nella seconda e nella terza parte i dialoghi si rarefanno, lasciando spazio all’inesorabile azione del Fato, con i personaggi che, anche quando credono di avere in mano la situazione, stanno solo creando le premesse per la loro disfatta. Il cinismo di Allen emerge più chiaramente in questa seconda parte, ma a differenza che in altri suoi film non supera l’affetto con cui il regista guarda ad alcuni dei suoi protagonisti.

Coup de Chance è il miglior film di Allen dai tempi di Blue Jasmineun film che si presenta come una commedia sentimentale ma finisce per parlare della natura umana, del desiderio, e del destino, cinico e baro, sì, ma anche capace di catarsi e liberazione.