Intimo eppure di denuncia pubblica, questo dramma del regista austriaco di Kitzbühel, classe 1976, emana delicatezza e emotività al tempo stesso.
Il tema è l’omosessualità in Germania attraverso la vita di un giovane gay, Hans Hoffman, dal secondo dopoguerra fino al 1969, anno nel quale è stato abolito il famigerato “paragrafo 175”, istituito fin dal 1871, che considerava crimini i rapporti tra persone dello stesso sesso.

Hoffman, personaggio immaginario, attraversa in reclusione la maggior parte della sua vita, dapprima in campo di concentramento, poi, dopo la guerra, in Germania occidentale, ma per la sua tendenza, definita “pervertita”, viene ripetutamente imprigionato nelle patrie galere.
Convinto che sia un diritto esprimere la propria affettività e sessualità, Hoffman cerca con tutti i mezzi di praticarla sistematicamente anche in carcere, con conseguenti punizioni durissime quanto inutili.

Nel carcere ritrova ogni volta Viktor, un uomo che è l’esatto opposto di lui e che sconta una pena per omicidio passionale. Tra i due si instaura un legame che diviene nel tempo l’unico affetto che costoro possano avere.
Scarcerato definitivamente, appunto nel 1969, Hans Hoffman vede che la grande libertà, quella che aveva atteso per tutta la vita, è però ben lontana dall’amore al quale lui aspirava da sempre.
Perfetti i protagonisti: il tenace, esile e mite Hans è interpretato da Franz Rogowski, attore che in Germania va oggi per la maggiore, con il suo stile sottotono, il suo viso irregolare ma sincero e la sua imperfezione tutta umana e veniale, con un labbro leporino che gli causa un marcato difetto di pronuncia. Rogowski appare nel film in canottiera bianca e baffetti, con un vago, vaghissimo ma ben percettibile ricordo del look di Freddy Mercury. Anche il viennese Georg Friedrich, attore molto quotato in patria, è perfetto nella parte del duro, irruento, istintivo ma generoso Viktor.
Il titolo Grosse Freiheit (Grande Libertà), si riferisce ovviamente all’abolizione del paragrafo 175, ma si rifà al nome di una via di Amburgo così intitolata a seguito della libertà religiosa per non luterani, riconosciuta nel 1610. Nella via, che fa parte di St. Pauli, il celebre quartiere a luci rosse di Amburgo, ci sono vari locali con lo stesso nome e nel con quel titolo nel 1947 fu girato anche un musical con Hans Albers.

Grosse Freiheit, già vincitore del premio della giuria nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes 2021, ha ottenuto al 39° Film Festival di Torino – TFF 2021, il premio al miglior attore per Franz Rogowsky con la seguente motivazione:
“Porta sulla sua faccia e sul suo corpo l’odissea raccontata dal film, attraversandola con dolore, disperazione e con un’intensità straordinaria”.

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