Sylvia (Jessica Chastain) è una donna spezzata. Con coraggio, e grazie all’amore per la figlia, riesce a tenere assieme le macerie lasciate da un’adolescenza di maltrattamenti e abusi subiti. Per il mondo esterno però, fuori dagli spazi protetti degli alcolisti anonimi e dei disabili con i quali lavora, non è rimasto molto spazio. Una sera, convinta dalla sorella a partecipare a una festa di ex alunni del liceo, incontra Saul (Peter Sarsgaard), un uomo la cui vita si sta lentamente sgretolando a causa della demenza precoce. Insieme instaureranno una tenera comunione fuori dal tempo e dalla memoria.

Dopo le incursioni violente nella società classista occidentale di Nuevo Orden e Sundown, Michel Franco torna in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con una storia intima costruita attorno a due outsider provati dal presente e dal passato. Costretti, per motivazioni diverse, a dubitare di se stessi e della realtà che li circonda, Sylvia e Saul provano a ritagliarsi uno spazio protetto in cui la fiducia e la comprensione esistono attimo per attimo, al di là dei riflessi e delle ombre degli avvenimenti e delle relazioni che hanno determinato la loro esistenza.

Il regista messicano costruisce con pudore e sensibilità un rapporto tanto difficile sulla carta quanto naturale sullo schermo grazie alla consueta essenzialità narrativa. Il giudizio rimane fuori dall’azione, le immagini prevalgono sulla parola e le derive melodrammatiche a cui una vicenda di malattia e abusi avrebbero potuto mostrare il fianco vengono efficacemente evitate grazie a una regia mai voyeuristica.

Ottime le prove attoriali dei protagonisti, credibili nella loro disfunzionalità fisica ed emotiva, con un Peter Sarsgaard in grado di sorprendere con un’interpretazione misurata e coinvolgente, capace di giocare sui toni diversi divisi tra il nascere di un amore e il progredire della malattia.

Franco realizza con pudore un film semplice, ma dalle implicazioni stratificate dove i volti della memoria assumono continuamente prospettive diverse. Così la perdita dei ricordi recenti di Saul sembra liberare Sylvia dai fantasmi del passato, permettendo a entrambi di superare le convenzioni sociali e morali di una relazione nata e vissuta nel presente.