Nella mente di Ariosto a Ferrara

Un’ineguagliabile avventura nel labirintico mondo dell’Orlando Furioso

A 500 anni dalla prima edizione dell’Orlando furioso, ci si chiede: cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi? Forse è necessario chiedersi più semplicemente: cosa vedeva Ariosto, ma anche cosa leggeva, cosa poteva toccare con mano negli anni in cui si apprestava a scrivere l’Orlando furioso? Cosa ha scatenato ed ispirato le vivide immagini disseminate nel suo racconto?

Ben 12 sale aiutano a rispondere a questo quesito. Fin dal principio la sensazione è quella di avventurarsi in un percorso articolato, fatto di rimandi e citazioni ad opere e manufatti a lui contemporanei o addirittura antecedenti. L’occhio guizza da una parte all’altra della sala alla ricerca di assonanze tra l’Orlando ed i pezzi esposti. Dipinti, testi a stampa, disegni, incisioni, armi e oggetti d’uso quotidiano sono il filo d’Arianna che aiutano a non perdersi nel complesso mondo di Orlando e nell’altrettanto sconfinato immaginario di Ariosto. Le didascalie in questo senso sono fondamentali per ricondurre ogni singola opera al mondo di Orlando, rendendo la mostra fruibile ad un più largo pubblico, che altrimenti rischierebbe di smarrirsi in questo intricato labirinto.

La mostra si apre con il predecessore del Furioso, ovvero l’Innamoramento de Orlando di Amazzonomachia-minMatteo Maria Boiardo e dalla seconda sala si entra nel vivo del racconto con il tema della battaglia, protagonista indiscusso del poema. In questa sala si suggerisce come Ariosto trasse ispirazione a partire dal mondo classico, dai sarcofagi popolati da amazzonomachie e tauromachie, fino ai grandi artisti del Quattrocento come il Pollaiolo o Leonardo da Vinci, i cui disegni evocano le battaglie in un guazzabuglio di corpi e cavalli; quelle stesse battaglie che ritornano poi nell’Orlando. E ci si chiede: com’era il cavaliere protagonista di quelle battaglie? Nell’immaginario comune i protagonisti della sua storia potevano avere forse il volto del San Giorgio di Cosmè Tura, o forse del Gattamelata di Giorgione. Il bacino da cui poter attingere era senz’altro molto vasto.

Cavliere labirinto-minI mezzi di circolazione del sapere erano molti, dobbiamo considerare anche quanto Ariosto poté leggere. In mostra infatti sono esposti moltissimi testi a stampa, con incisioni che senz’altro lasciarono un’immagine impressa nella mente dello scrittore. Ad esempio, per quanto concerne la follia, altro tema d’importanza indiscutibile all’interno del poema e quindi della mostra, Ariosto probabilmente trasse ispirazione dall’Hercules furens di Seneca. Così a Palazzo dei Diamanti vengono affrontati tutti i grandi temi dell’Orlando furioso, nella parole di Ariosto: «le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese», ma anche il Meraviglioso, il desiderio, la follia e non può mancare la Corte Estense di cui il poema è lo specchio. Giunti al termine della mostra, ci si rende conto che, senz’altro, l’obbiettivo dei curatori è stato raggiunto: per un momento, possiamo davvero vedere con gli occhi di Ariosto.

Palazzo dei Diamanti, Ferrara

Orlando furioso 500 anni. Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi

24 settembre 2016 – 8 gennaio 2017, tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00

Intero € 13 – Ridotto € 11

Guido Beltramini e Adolfo Tura, organizzata da Fondazione Ferrara Arte e MiBACT Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo