“Diana – La Storia Segreta di Lady D.” di Oliver Hirschbiegel

La principessa che non si accontentava

Sono passati tredici anni dalla morte di Lady D e finora il grande schermo non ha mai avuto il coraggio di concedere la gloria a questo personaggio. Forse per le pressioni della famiglia reale inglese, forse per la sua esagerata capacità mediatica, sta di fatto che questo Diana – La Storia segreta Di Lady D è per questo motivo un’opera senza precedenti.

Diana Spencer, principessa del Galles, è già entrata nella storia come Lady D (Naomi Watts), ma la sua vita sta per cambiare dal momento in cui si separa da Carlo, erede al trono d’Inghilterra. Gli ultimi due anni di vita prima dell’incidente di Parigi, quelli in cui la principessa lotta strenuamente per superare le convenzioni e affrontare gli scandali nel tentativo di riappropriarsi della propria vita e conquistare un amore impossibile.

Oliver Hirschbiegel è un regista che si è già occupato di biografie “scomode” avendo realizzato La Caduta, gli ultimi giorni di vita di Adolf Hitler. Qui, se possibile, il lavoro è ancora più arduo: non è forse un caso se il cinema ha sempre lasciato che Lady Diana venisse raccontata essenzialmente dalla tv, attraverso serie e film di second’ordine. Al di là degli ostacoli che naturalmente la famiglia reale inglese avrà posto sulla sua vita, la questione nel raccontare Lady D è quella di riuscire a distinguerla dal suo stesso personaggio. La capacità mediatica di Diana ha fatto di lei una maschera di cui il cinema, con la sua forza espressiva messa al servizio dell’analisi umana, non ha mai potuto accontentarsi, e non si accontenta nemmeno ora.

Se il titolo originale (Diana) chiama in causa esclusivamente il suo nome di battesimo, è proprio perchè lo sforzo qui è toglierle quella maschera ed entrare in una intimità forse difficile da ricostruire dettagliatamente, tanto nelle sue intenzioni quanto nelle sue azioni, e che per questo si prende la libertà di poetizzare la sua vita sottraendola a quella realtà scandalistica da rotocalco. È in questo modo che Hirschbiegel riesce a trasformare quello che sarebbe un modo di invadere la privacy, in una vera e propria difesa della sfera personale: la giustifica, la comprende, cerca di scatenare nello spettatore tutta la sua capacità empatica mostrandola come un essere umano qualunque, come la ragazza della porta accanto che deve liberarsi di un peso enorme aggrappato alle sue spalle per poter vivere una vita e un amore normali.
Quando Hirschbiegel entra all’inizio con la sua telecamera è un invasore come tutti lo sono stati in passato, ma quando ne esce è un amico, un compagno che ha affrontato con lei quella sua breve battaglia e così lo siamo tutti noi spettatori.

Non è impossibile immaginarsi la difficoltà di Naomi Watts nell’interpretare Diana, ma questo atteggiamento registico e il taglio della sceneggiatura l’hanno sicuramente aiutata permettendole quella libertà di azione, quella personalizzazione del ruolo che in un film biografico resta spesso frustrata dalla necessità ad aderire fino in fondo alla realtà. Se appare incerta in qualche immagine di repertorio riprodotta, Naomi Watts riesce a riprendersi completamente nel resto del film incarnando sul proprio volto il dolore segreto e insondabile di una principessa e la prova di questo successo è che noi, gente comune, riusciamo a coglierlo in pieno.

Titolo originale: Caught in Flight
Nazione: Regno Unito
Anno: 2013
Genere: Drammatico
Durata: 113′
Regia: Oliver Hirschbiegel
Cast: Naomi Watts, Naveen Andrews, Douglas Hodge, Geraldine James, Charles Edwards, Daniel Pirrie, Cas Anvar, Juliet Stevenson, Jonathan Kerrigan
Produzione: Ecosse Films, Le Pacte
Distribuzione: Bim Distribuzione
Data di uscita: 03 Ottobre 2013 (cinema)