“È Tempo di raccolto” di Naif Herin

Il coraggio di credere nel proprio sogno

Per un artista indipendente uscire con un nuovo album non è solo un traguardo raggiunto, ma è anche un atto di coraggio. Buttarsi con la propria arte, il proprio lavoro, la propria passione nel mare della discografia e poter contare solo sulle proprie forze per non affondare.

Naif Herin è una giovane artista che ha creato il proprio percorso musicale passo dopo passo, da autodidatta. Prima l’esperienza dei concerti nei locali in Italia e in Francia, poi l’incontro con il produttore Tommy Barbarella e con i musicisti Sonny Thompson e Michael Bland, della New Power Generation, band di supporto di Prince e infine una serie di partecipazioni a concorsi, festival, trasmissioni, costruiscono le solide basi di Naif Herin, che presenta ora il suo album autoprodotto e autodistribuito É tempo di raccolto. Una decisione coraggiosa in questo periodo di crisi della discografia italiana. Ma Naif Herin sembra avere le idee chiare e la forza necessaria per affrontare questa scelta.

É tempo di raccolto è un album ben costruito su melodie orecchiabili e ritmiche accattivanti. Il giusto equilibrio tra testi non scontati, riflessivi, ironici e l’appeal di un pop facile da ascoltare incanta e seduce. La forza di brani come Io sono il mare, I tuoi sogni, Mi piace e Immensamente sta proprio nella capacità della musica di coinvolgere e nella creatività dei testi che si insinuano tra le pieghe dei pensieri.

NonSoloCinema ha incontrato Naif Herin per conoscere meglio il suo mondo musicale.

NSC: Com’è nata la tua avventura musicale?

N.H.: Io nasco in una valle di montagna e la musica mi è sempre stata intorno fin da piccina. Ho iniziato a imparare, a raccogliere idée, poi ho suonato nei locali in Italia e in Francia. La gente che iniziava a seguirmi, mi chiedeva sempre quando sarebbe uscito il mio disco. É tempo di raccolto raccoglie, appunto, brani scritti negli ultimi anni. Pezzi che sono nati dopo il mio ritorno dagli Stati Uniti dove ho collaborato con la band di Prince. I pezzi presenti nell’album son oil raccolto di quello che io ho seminato in questi ultimi anni. La foto della copertina mi ritrae in mezzo a un campo di grano di mio papà. La dedizione quotidiana e la passione che lui mette nei suoi campi, io le metto nella mia musica. Lui raccoglie ciò che semina, e così ho fatto io con questo disco.

NSC:In un momento di crisi del mercato discografico, tu hai scelto di produrti da sola la tua musica. Come ci si sente ad essere completamente indipendente?

N.H.: A dire la verità è stata una scelta guidata. In Italia la situazione è critica. Sembra che si faccia di tutto per non far esistere la musica indipendente. Insieme al mio team abbiamo deciso di intraprendere la strada dell’autoproduzione e dell’autodistribuzione. La distribuzione in Italia è impossibile. Ai musicisti vengono fatte proposte che non possono essere considerate vere proposte. Le percentuali richieste non sono commisurate al lavoro e gli artisti si ritrovano il più delle volte in un vicolo cieco. Con l’autodistribuzione si torna al vero rapporto tra artista e pubblico. La decisione spetta al pubblico. In questo modo ti riavvicini alla gente che ascolta la tua musica. La gente vuole ascoltare cose diverse, e se capisce le difficoltà dell’artista lo aiuta. Alla fine è la gente che ti sostiene. Non penso di cambiare la discografia, ma ho puntato i piedi perchè credo che alcune cosec he accadono non siano giuste. A volte adattarsi a regole non giuste porta solo a un impoverimento.

NSC: Hai registrato un disco a Minneapolis, hai suonato in Francia. Quanto è importante per te confrontarti con altre realtà musicali?

N.H.: All’estero c’è più possibilità di dire la propria. In Francia c’è più possibilità di uscire anche come artista non commerciale. In altre realtà esiste una pluralità musicale che io vorrei vedere anche in Italia. Gli Stati Uniti hanno segnato una grande esperienza artistica. Poter lavorare con musicisti di calibro internazionale è stata davvero una scuola di vita da cui ho imparato tantissimo. Mi sono ritrovata tra artisti che prima vedevo solo nei dvd come la band di Prince. A quei livelli ti rendi conto che l’umiltà è la cosa principale. Persone che nonostante la loro esperienza ti trattano da musicista. Qui si capiscono molte cose.

NSC: Come nasce la tua musica? Come componi i tuoi pezzi, quali sono le tue ispirazioni?

N.H.: Ogni persona ha una sua caratteristica. Io sono curiosa. Mi innamoro tutti I giorni di quello che osservo e mi emoziono per quello che mi accade. Sono una grande osservatrice. Tutto mi lascia un ricordo che poi diventa musica attraverso un giro armonico o un testo su un quaderno. Altre volte invece ho bisogno di esprimere qualcosa. Le energie devono trovare una forza di esplosione. É una cosa fisiologica. Giorno per giorno mi sembra di essere più saggia rispetto a prima. É un percorso che io faccio con la musica. É l’esperienza della vita che si sente nei brani.

NSC: Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

N.H.: Presenterò il disco a Roma e poi nelle principali città italiane e poi in Francia. Nonostante le difficoltà esco in due paesi. Ma ho voglia di prendermi dei rischi, di essere audace. In Francia è sicuramente più semplice anche avere passaggi televisivi, cosa impensabile per un artista autoprodotto in Italia. Culturalmente c’è un abisso tra i due paesi. La cultura in Italia viene considerata un hobby. Io spero sempre che prima o poi noi artisti indipendenti riusciremo a risollevare in qualche modo le sorti della musica in questo paese.

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