Intervista a Piera Detassis

Femme fatale, femministe fatale

Piera Detassis, direttrice del mensile Ciak, nota paladina dell’elevazione morale e sociale della donna, ci intrattiene nella sala convegni della Gran Guardia di Verona in occasione del convegno da lei promosso sulle “Divine canaglie” del nostro cinema, nell’ambito del “Festival Schermi d’Amore”.

NSC: Lei è una trentina doc e lo si constata dalle sue frequenti visite in città. Trento per lei ha sempre costituito un richiamo da gustare e valorizzare?

P.D.: “Come è possibile non sentirsi radicalizzata tra la mia gente e la mia città dal momento che a Trento ho frequentato tutti i gradi di scuola da quella materna alla maturità. Mi sono allontanata per frequentare la facoltà di lettere all’Università di Milano. Trento è sempre per me un punto stabile di riferimento di affetti famigliari e culturali. Pensate che, pur in polemica affettuosa, sono dialetticamente in contatto anche con i maitres a penser cattolici della città”.

NSC: Una volta laureata in quale settore di attività di attività si è inserita?

P.D.: “La mia passione è sempre stata l’arte cinematografica. Per questo interesse mi portai a Parigi dove ho frequentato per un anno intero la scuola cinematografica di S. Vincent. Rientrata in Italia mi stabilii a Verona per la durata di quindici anni alternando collaborazioni con riviste cinematografiche e sociali con l’insegnamento di lettere alla scuola media di Isola Rizzo.

NSC: E’ difficile immaginarla stabilizzata nell’insegnamento, dati i suoi molteplici interessi.

P.D.: “Difatti a una proposta valida e di una certa durata ho risposto subito in quanto invitata nel ’74 dall’Assessorato alla Cultura di Modena. Qui ho trascorso quattro anni dirigendo l’ufficio cinema”.

NSC: Quando iniziò la sua professione di giornalista in maniera continuativa?

P.D.: “Nel ’78 la direzione della rivista Ciak mi assunse come collaboratrice stabile. Così Milano divenne la mia nuova città”.

NSC: La direzione della rivista era tra i suoi sogni o è stato un traguardo inatteso?


P.D.:
“Chi è che non sogna a progredire? E’ una carica che raggiunsi dopo anni di attività, cioè nel ’97. Questo incarico richiede responsabilità e fatica ma per me è una grande avventura”.

NSC: Lei ha investito rutta la sua attività di scrittrice e di cittadina nell’elevazione della dignità della donna e del suo riscatto.

P.D.: “Riscatto non direi, perché la donna di oggi giorno si riscatta da sé. Direi che mi sono sempre dedicata alla valorizzazione del mondo femminile dovunque e in qualsiasi campo”.

NSC: Quest’anno realizza la sesta puntata dei suoi convegni alla sala della Gran Guardia a Verona. Come mai questa ricerca esasperata sulle caratteristiche della donna fatale e cattiva, antagonista all’uomo?

P.D.: “Sono stata molto facilitata dalla sensibilità dei due Direttori artistici di questo Festival, vale a dire i signori Paolo Romano e Giancarlo Beltrame. Questa mia ricerca punta sulla donna come fenomeno trasgressivo perché in esso colgo il segno di una cultura non ancora percorsa seriamente. E’ una visuale nuova e stimolante andare a studiare e ricercare il perché e il come le donne si presentano cattive sulla scena. Sul perché siano buone, è un campo percorso da molti”.