LA DONAZIONE DE POLI

A Palazzo Zuckermann la collezione del maestro dello smalto

Paolo De Poli si spegne a Padova nel 1996, dopo oltre cinquant’anni di attività. Sicuramente è stato, al suo tempo, il maggior interprete dell’arte dello smalto, riconosciuto a livello internazionale. Le polveri dai mille colori che la sua arte ed il fuoco univano alle forme in rame hanno dato smalto ad oggetti, o forse meglio, a sculture, ammirate da Gio Ponti e da infiniti estimatori nel mondo del design e dell’arte e che oggi sono patrimonio di collezioni e musei di mezzo mondo.

Per celebrare il decennale dalla morte i figli hanno di recente donato al Comune di Padova, Musei Civici-Museo d’Arte Medioevale e Moderna un importante nucleo di opere che vanno ad aggiungersi a quella già presenti nelle collezioni civiche. Sono lavori rappresentativi di tutto il percorso del maestro, alcuni presentati alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano: piattini, ciotole, vassoi, vasi ma anche pannelli decorativi e sculture, di cui una su disegno dello stesso Gio Ponti.

Tra le opere donate, presentate al pubblico negli spazi per esposizioni temporanee di Palazzo Zuckermann, figura anche un piccolo pannello che testimonia il legame di De Poli con il concittadino Fulvio Pendini. Questi gli aveva fornito il bozzetto per la traduzione in smalto di una sua tipica veduta del Palazzo della Ragione. I due artisti si conoscono fin dai tempi dei primi studi: frequentano infatti insieme l’Istituto “Pietro Selvatico”. Nel corso degli anni le loro strade si incrociano più volte, in occasione di varie esposizioni, e Paolo De Poli, a dimostrazione della sua stima nei confronti del collega, sarà tra i promotori e più vivi sostenitori della retrospettiva dedicata a Fulvio Pendini e allestita in Salone nel 1976, a un anno dalla sua scomparsa.

Paolo De Poli nasce ad Altichiero (Padova) il 1 agosto 1905. Dal 1919 al 1923 frequenta il corso di sbalzo e cesello presso l’Istituto d’Arte “Pietro Selvatico” di Padova. Dopo un anno trascorso a Venezia, entra nella bottega veronese del pittore Guido Trentin, dove rimane fino al 1927.

Intanto De Poli partecipa a numerose mostre locali e nazionali con opere pittoriche e a sbalzo: nelle figure dalla volumetria accentuata e nei paesaggi caratterizzati da un forte chiaroscuro è riscontrabile la sua adesione agli stilemi di Novecento.

Dal 1933 intraprende il suo percorso di riscoperta dell’antica tecnica dello smalto su rame, come ricorda lo stesso Gio Ponti nella monografia dedicata a De Poli nel 1958: “Fu un bel giorno […], venticinque anni fa, quando nessuno in Italia si interessava all’arte dello smalto, che De Poli ci si è buttato, primo in Italia, ed unico per tanto tempo. Era la sua vocazione”. Il giovane artista infatti riesce a coniugare in una sola opera i mezzi che ormai aveva fatti propri: il colore della pittura e la forma sbalzata nel rame.

Nel 1934 presenta in uno scenario internazionale, la XIX Biennale, i primi lavori realizzati con questa tecnica, esponendo nel Padiglione Venezia a Sant’Elena, allora riservato alle arti decorative. Dal 1935 si dedica esclusivamente allo smalto che, per le intrinseche difficoltà di esecuzione, necessita di una costante sperimentazione nella ricerca delle tonalità dei colori. Nello stesso anno viene invitato all’Esposizione Universale di Bruxelles dove vince la medaglia d’argento. L’anno successivo le sue opere – perlopiù vasetti, flaconi, ma anche piccoli pannelli decorativi –, suscitano grande interesse alla Triennale di Milano: l’artista viene premiato con la medaglia d’oro e inizia a farsi conoscere in un ambiente che negli anni successivi gli darà grandi soddisfazioni.

L’avvicinamento decisivo a Gio Ponti avviene nel 1939, in occasione della Mostra d’Arte Triveneta allestita in Salone, dove De Poli è presente con ben due vetrine di smalti e riceve il premio Duce. L’architetto milanese ha già da tempo iniziato i lavori nel cantiere dell’Università ed è assai spesso nella nostra città, ammiratore e promotore dei tanti artisti padovani che coinvolgerà e coordinerà nella decorazione del Bo.

La collaborazione tra i due è testimoniata fin da subito con i pannelli Matite e Arlecchino che l’artista padovano esegue su disegno di Ponti. Le opere, realizzate nel 1940, vengono esposte alla VII Triennale di Milano e ottengono il Gran Premio della Presidenza del Consiglio. L’anno successivo l’architetto milanese fornisce a De Poli i bozzetti per i due grandi pannelli, raffiguranti il Podestà Rusca e il Vescovo Giordano, pensati per la Sala dei Professori del nuovo rettorato. Nello stesso periodo dal sodalizio nasce una serie di mobili in legno con decorazioni a smalto: Gio Ponti detta la linea e fornisce la struttura, De Poli porta a compimento l’opera arricchendola di sfumature cromatiche. Con alcuni di questi lavori l’artista padovano allestisce nel 1942 una mostra, la sua prima personale, alla Galleria di Ferruccio Asta di Milano, e partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia. Il ritmo della produzione di questi anni subisce un rallentamento a causa dell’inasprimento della situazione internazionale. Paolo De Poli però continua a essere presente attivamente nella vita della sua città e nel 1944 le cronache riferiscono del suo impegno nei lavori di recupero dei frammenti della cappella Ovetari, distrutta dai bombardamenti dell’esercito alleato.

Dopo la guerra, verso la fine degli anni quaranta, riprende anche la collaborazione con Ponti, che si esplica dapprima con i lavori per gli arredamenti interni di alcune navi (Conte Grande, Conte Biancamano, Giulio Cesare e lo sfortunato Andrea Doria) e successivamente con una serie indimenticabile di animali, soli, stelle e diavoli “disegnati con la forbice”. L’ultima opera frutto del sodalizio è considerata il Toro (1966), stilizzata nelle forme e resa luminosa dallo smalto che lascia trasparire la foglia d’argento.

Durante tutti gli anni cinquanta e sessanta De Poli presta la sua tecnica, ormai affinata, ai disegni di importanti artisti, realizzando pannelli e sculture di grande formato: Filippo De Pisis, Bruno Saetti, Gino Severini, Pino Casarini, Marcello Mascherini (Il grande gallo, 1957) forniscono al maestro padovano cartoni e modelli che egli traduce in smalto.

L’attività espositiva continua a pieno ritmo e con un rinnovato respiro internazionale. Le sue opere vengono richieste in tutto il mondo: si ricordano in particolare la mostra itinerante negli Stati Uniti (1950), le esposizioni a Parigi, Stoccolma, Helsinki, Oslo, Monaco, Londra, Il Cairo nonché le quindici presenze alla Biennale di Venezia, le dieci alla Triennale di Milano – del cui Consiglio di Amministrazione è membro dal 1960 al 1973 –, la grande mostra al Museum of Contemporary Crafts (ora Museum of Arts and Design) di New York nel 1967 e l’antologica che la nostra città gli dedica nel 1984.

LA DONAZIONE DE POLI
Padova, Palazzo Zuckermann,
19 maggio – 4 novembre 2007
Mostra promossa dal Comune di Padova – Assessorato ai Musei, Politiche Culturali e Spettacolo, Musei Civici.
A cura di Franca Pellegrini.
Direzione della mostra: Davide Banzato, Franca Pellegrini
Per informazioni e prenotazioni: Musei Civici agli Eremitani, piazza Eremitani 8
Orario: tutto l’anno 10.00 – 19.00
chiusura: tutti i lunedì non festivi, Natale, S. Stefano, Capodanno, I Maggio
Biglietti: intero (mostra e Museo) euro 10,00; cumulativo (mostra, musei e cappella degli Scrovegni) euro 12,00; ridotto euro 8,00, ridotto speciale euro 5,00; gratuito bambini fino ai 6 anni, disabili
Catalogo GMV – Grafiche Marini Villorba