“La danza della morte” di Strindberg al Teatro Out Off di Milano

Dentro la gabbia

Testo di straordinaria complessità, Dödsdansen (che in questa edizione diventa La danza della morte, anziché Danza di morte) – col suo essere sospeso tra il dramma borghese in cui due personaggi confliggono e si tormentano, trasformando la relazione che li lega in un distruttivo gioco al massacro psicologico e la prefigurazione di sviluppi drammaturgici d’altra natura (nel suo volume su Strindberg, La nuova Italia, 1978, p. 60, Vico Faggi scrive che la situazione, “appena esasperata in senso metafisico, potrebbe diventare beckettiana, non dissimile da quella in cui è ambientato Fin de partie”) – è un’opera aperta a una pluralità di interpretazioni e di letture.

La regia di Alberto Oliva sceglie di liberarla da qualsiasi residuo naturalistico e di puntare in modo deciso su una lettura di carattere simbolico. La torre rotonda in cui è ambientata diventa così una gabbia, simile a quella in cui si esibiscono le tigri di un circo o in cui si muovono le scimmie di uno zoo (quando parla dell’American Bar di Copenaghen, il capitano si arrampica sulle sbarre come una scimmia allo zoo): uno spazio metaforico che – per citare le note di regia – si pone ad un tempo come “prigione”, come “protezione” e come “vetrina”. Il pavimento è interamente ricoperto da vecchie fotografie a rappresentare (traendo spunto da una battuta di Kurt che parla di “cadaveri sul pavimento” che rendono l’aria avvelenata e carica d’odio) il passato che imprigiona, non meno delle sbarre, i due protagonisti. Il regista si prende anche la libertà di sostituire il gioco delle carte con gli scacchi: la costante presenza scenica della scacchiera istituisce richiami a Il settimo sigillo (film citato esplicitamente dal manifesto dello spettacolo). L’allestimento accentua poi – specie nell’interpretazione dell’ottimo John-Alexander Petricich, che alterna irruenza e smarrimenti fanciulleschi – certe toni farseschi che affiorano qua e là nel testo.

Da questa impostazione è nato uno spettacolo che ci è parso ben riuscito, visivamente suggestivo e sostenuto da interpretazioni convincenti (Marta Lucini incarna l’ambigua sensualità e la femminilità a tratti aggressiva di Alice).

La danza della morte di August Strindberg
Regia, scene e costumi di Alberto Oliva
Con John-Alexander Petricich, Marta Lucini, Andrea Fazzari, Chiara Zerlini.
Produzione Teatro popolare italiano e Teatro Out Off.
In scena al Teatro Out Off di Milano dal 13 giugno al 1 luglio 2012.