Sul palco del Teatro di Villa de Leoni di Mira ulteriore fruttuosa tappa del percorso iniziato da Marta Cuscunà con É bello vivere liberi! sul tema delle resistenze femminili in Italia: l’attrice e autrice friulana ha, infatti, proposto con vivo successo il suo nuovo spettacolo, La semplicità ingannata, con il quale vuole dare voce alle donne che a partire dal Cinquecento lottarono per rivendicare i proprio diritti. Pochi mesi fa la trentenne friulana aveva ricevuto la menzione d’onore come artista emergente alla 27^ edizione del Premio Duse.
Ispirato alle opere letterarie di Arcangela Tarabotti, a Lo Spazio del silenzio di Giovanna Paolin e alla vicenda di alcuni secoli or sono di una comunità di religiose Clarisse di Udine, lo spettacolo inizia con l’elencare le varie possibilità che le ragazze del Cinquecento avevano una volta cresciute: c’era chi veniva data in sposa, ma occorreva pagare una dote; c’era chi diventava prostituta essendo a sua volta figlia di una prostituta; c’era chi infine, avendo un corpo esile e poco attraente o appartenendo a una famiglia che non poteva permettersi di pagare una dote per maritarla, veniva mandata in convento. Ed è sul tema della monacazione forzata che si sviluppa il resto del racconto presentando le vicende delle Clarisse del convento di Udine che trasformano il monastero in un luogo di libero pensiero, di cultura aperta, fino a trovarsi faccia a faccia con l’Inquisizione.
Sola protagonista del palcoscenico, Marta sa spaziare con naturalezza e disinvoltura tra i personaggi che interpreta, dai padri di famiglia, alle sei monache-pupazze, al vescovo; mimetizzandosi attraverso le voci e le identità dei vari “attori-fantasma”, l’attrice e autrice dimostra inoltre di aver appreso al meglio le lezioni dei suoi maestri, lucidità nella costruzione della storia e del suo concatenarsi di eventi e piena padronanza di un genere ingiustamente ritenuto minore nel nostro Paese, il teatro di figura.
Ma la vera sorpresa è stato stavolta il dopo-spettacolo, quando Cuscunà si è intrattenuta, con una disponibilità veramente unica, con il suo già affezionato pubblico ripercorrendo i diversi gradini di un percorso, originalissimo e personale, che le sta dando una notorietà vastissima.
Nata a Monfalcone, Marta entra nella spirale del teatro grazie a un laboratorio condotto da Luisa Vermiglio promosso dal Comune per legare le ricerca teatrale al territorio e alla riflessione su di esso; è all’estero però che Marta arricchisce la sua formazione. Dopo aver incontrato figure importanti del teatro contemporaneo come Joan Baixas, con il quale approfondisce il teatro visuale e Josè Sanchis Sinisterra, che la porta a studiare drammaturgia. Debutta nel 2006 alla Tate Modern Gallery di Londra come attrice professionista in Merma Neverdies utilizzando i pupazzi di Joan Mirò.
Nel 2007 è in Italia con Le Indemoniate di Giuliana Musso e Carlo Tolazzi; nel 2009 torna all’estero, questa volta in Spagna con lo spettacolo Zoè, incocencia criminal; in questo stesso anno scrive e interpreta É bello vivere liberi!, ispirato alla biografia della sopravvissuta ad Auschwitz, Ondina Peteani, per il quale vince il Primo Scenario per Ustica con un promo di un a decina di minuti che convince la giuria a finanziare la produzione. . Pochi mesi fa riceve la menzione d’onore come artista emergente della 27^ edizione del Premio Eleonora Duse, dedicato all’attrice che maggiormente che saputo distinguersi nella stagione di prosa.
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