“MANUFACTURING DISSENT” di RICK CAINE e DEBBIE MELNYK

La verità può avere molte facce

Lo Stato delle cose
Una produttrice televisiva e un giornalista si mettono sulle tracce di Micheal Moore, premio Oscar per Bowling at Columbine e Palma d’Oro a Cannes per Fahrenheit 9/11 per raccontarne il modo di lavorare. Con molte, inaspettate scoperte.

L’esordio della neonata sezione del Torino Film Festival “Lo stato delle cose” – che proporrà ogni anno un tema differente -, affronta “il cinema” come universo immaginario al quale tornare per cercare di capire la realtà frantumata nella quale viviamo.
Il primo dei sedici titoli in programma è il documentario Manufacturing dissent, storia di due fan pentiti: Rick Caine e Debbie Melnyk che, hanno confermato alla sala “tutto esaurito” del Cinema Massimo di Torino di essere di sinistra e di essere partiti in origine con la macchina di presa per realizzare un documentario biografico su Michael Moore. Premessa doverosa per fugare ogni dubbio su un’operazione che potrebbe avere il sapore della ripicca.

I due cineasti canadesi hanno infatti inseguito per due anni Micheal Moore durante il tour promozionale di Fahrenheit 9/11, senza ottenere una intervista, da loro richiesta con ogni mezzo disponibile, e scoprendo, strada facendo, che le opere del pluripremiato regista di Flint, Michigan, sono frutto di una notevole opera di manipolazione.

Ascoltando testimonianze di amici e protagonisti dei film di Moore emergono un bel po’ di magagne: da fatti inventati di sana pianta, come il furto del furgone di regia riferito in Roger & Me – dove emerge anche che il famoso non-incontro tra Roger Smith della General Motors e Moore cu cui si basa il film in realtà avvenne per ben due volte – a montaggi cronologicamente adattati, fino alla estrapolazione di discorsi e brani inseriti in modo artificioso nei film per sostenere le proprie tesi. Il che non sarebbe così esecrabile, non fosse che Moore si presenta come il paladino della verità e dell’informazione.

Il documentario non va letto, tuttavia, come un j’accuse a Moore, quanto l’espressione di una profonda delusione. Gli autori gli riconoscono infatti il merito di aver scosso le coscienze degli americani. Ciò che non gli perdonano è, appunto, la disinvoltura con la quale il regista confeziona le sue opere di denuncia ed elude con una certa spocchia le domande scomode di chi lo intervista. “Noi non vogliamo che Moore smetta di fare film – hanno sottolineato al termine della proiezione del film – ma se sei un giornalista e fai documentari non puoi spegnere il legame di credibilità con lo spettatore. E Moore, purtroppo, lo fa mentendo”.

Tra le scene migliori la surreale espulsione della troupe dalla manifestazione in cui Moore tiene un discorso sulla libertà di espressione.

Il film sarà distribuito in Italia in DVD. Si aspettano reazioni da Michael Moore.

MANUFACTURING DISSENT
Regia: Debbie Melnyk e Rick Caine
Durata: 74′
Produzione: Persistence of Vision Productions
Coproduzione: Canadian Independent Film & Video Fund