“Un tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams

IL MARTIRIO DI BLANCHE SPARATO AL PUBBLICO

Blanche è sbattuta sul proscenio, e li’ rimarrà per quasi tutta la durata dello spettacolo, è senza bei vestiti, indossa solo una maglietta e un pantalone, non ha trucco, non ha i suoi oggetti, non ha il suo baule che racchiude tutta la sua vita laggiu’ a Belle Rive, da dove è dovuta andar via, è sul proscenio insieme con fari accecanti, elettrodomestici fuori uso, accatastati, con mobili bianchi anonimi, il suo viso non è illuminato dalle candeline della sua torta di compleanno, in penombra, come in tanti allestimenti del suo dramma.

La sua storia e il viaggio introspettivo sono sbattuti anch’essi, contro il pubblico, sotto quei fari, scandito da stacchi di musiche rock ad altissimo volume e da rumori forti. Gli spettatori seguiranno i brandelli della sua vicenda, da ragazza di buona famiglia alto borghese a alcolizzata ninfomane, fuggita dalla sua città e arrivata nei sobborghi di New Orleans, su quel tram chiamato desiderio ma che dovrebbe invece chiamarsi inferno e vedranno anche lei contro il cognato Kowalski e vedranno pure quel momento di speranza, poi svanito, in cui sembrava che “Dio, inaspettatamente, esiste”

Lo spettacolo di Antonio Latella comincia dalla fine, da quando Blanche sta per essere ricoverata in manicomio, ed è il personaggio del Dottore, che la ricovera, a fungere da narratore, è la faccia “pacata“ dello spettacolo, quasi un angelo che veglia sulla psiche della protagonista.
L’intuizione felice di questo straordinario spettacolo è quella di superare il realismo esasperato della scrittura di Williams, e della sua tradizione, dimenticare la puzza e il degrado di quella New Orleans, e costruire un impianto potente ma decontestualizzato, dove il naturalismo è solo citato o evocato, ed è, questa, forse, l’unica maniera oggi, per rappresentare il Tram e altri lavori di Williams senza rischiare la muffa e soprattutto esaltandone la classicità e la forte matrice simbolica.

La riuscita di questa operazione è inimmaginabile senza l’apporto degli attori cari a Latella, tutti molto in parte e affiatati, in primis la maiuscola prova di Laura Marinoni, che ha dovuto sostenere l’immane prova di un personaggio in continua migrazione tra fantasia e realtà, senza neppure il conforto degli oggetti.
Unico fuori dal team di Latella, Vinicio Marchioni, straniero anche nel suo ruolo, quello di Kowalski, e ne fa una caratterizzazione marcata, con quelle sue t shirt raffiguranti Marlon Brando, unica concessione citazionista.

Molto sentita la partecipazione del pubblico.

UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO
di Tennessee Williams ( traduzione di Masolino D’Amico )
regia Antonio Latella
prod. Emilia Romagna Teatro- Teatro stabile Catania
Roma- Teatro Argentina, poi tournèè
durata 2 ore e 30 circa
www.teatrodiroma.net