Dal 26 maggio al 2 giugno, la pittoresca cornice del Teatro alle Tese dell’Arsenale aprirà i battenti al settimo Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia, Capturing Emotions, diretto per la quinta volta dal coreografo afro-brasiliano Ismael Ivo.
Un ricercato cartellone che annovera affermate compagnie provenienti da Canada, Australia, Nuova Zelanda, Usa, Italia; un programma di spettacoli che, nella loro eterogeneità di forme e contenuti, arrivano a toccare i più diversi ed emozionanti aspetti intrinseci dell’entità umana.
Ad aprire il Festival Oxygen, un’ideazione dello stesso Ivo, dedicata al respiro, risorsa basilare alla vita e primaria percezione dell’essere. Su tale tematica si concentra anche 6 breaths della Sydney Dance Company, parte di un trittico assieme a Are we that we are, indagine sugli stati di trance conseguibili dalla psiche, e We unfold, legato al movimento, espresso con energico dinamismo scenico. Al movimento si rivolge anche la trilogia di Daniel Léveillé Amour, acide et noix, La pudeur des icebergs e Crépuscule des océans, ma in termini opposti: corpi in primordiale nudità, le cui azioni ed espressività sono ridotte al minimo, in continuo rapporto con momenti di stasi. L’indagine di Cristina Caprioli in Cut-outs & trees, procede invece attraverso contrasti, per cui a velocità subentra lentezza, ad azione, inerzia, a materializzazione, trasparenza, in una riflessione che scava agli albori della danza, nella sua ragion d’essere. Il processo della creazione artistica è analizzato anche da Crystal Pite in Dark matters, che trae fondamento dal mistero della materia oscura, e Jirí Kylián, di Les grands ballets canadiens de Montréal, con Bella figura, focalizzata sui confini tra sogno, realtà e rappresentazione. Alla stessa compagnia appartiene Le sacre du printemps, di Stijn Celis, sull’originario rituale pagano di celebrare la primavera sacrificando il corpo di una vergine.
Marie Chouinard analizza invece il corpo dal punto di vista delle sue proporzioni, in Le nombre d’or, legato al numero aureo. L’artista si esibirà altresì con un assolo in Gloire du matin, fiore che allieta la quiete del mattino, momento in cui effettivamente avrà luogo lo spettacolo. In Miniatures, José Navas investiga il proprio corpo in un percorso autobiografico, osservandone i cambiamenti lungo i suoi 25 anni di carriera come danzatore, mentre Adriana Borriello in Di me in me, vede il corpo come espressione di cultura, che traspare attraverso la gestualità; aspetti antropologici sono anche la chiave di spettacoli quali Unbound di Wen Wei, ispirato alla tradizione cinese del piede di loto, Tempest without a body di Lemi Ponifasio, sulla distruzione del popolo dei Maori, o Tristi tropici di Virgilio Sieni, dai racconti di viaggio di Lévi-Strauss nelle terre del Mato Grosso in Brasile.
Grazie alla varietà del cartellone, convivono sia lavori più legati alla tradizione, come Monumental di Ros Warby, incentrato sui simboli del balletto classico del cigno e del soldato, o Six dances, dall’omonima musica di Mozart, del sopra citato Kylián, sia progetti rivolti al contemporaneo, come Glow di Gideon Obarzanek, costruito con video tecnologia interattiva, o Roadkill del collettivo Splintergroup, un thriller psicologico di stampo cinematografico. A concludere il Festival Another evening: Venice, spettacolo a sorpresa del brillante Bill T.Jones.
Luoghi del Festival: Teatro Tese delle Vergini; Teatro Piccolo Arsenale; Teatro Malibran; Teatro Fondamenta Nuove; Teatro La Fenice, Sale Apollinee; Mestre, Teatro Toniolo
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