Domenica 25 febbraio, a Padova, Roberto Benigni ha rinnovato la magia del suo “tutto Dante” davanti ad un pubblico che l’ha accolto con calorosi applausi e l’ha poi salutato con una standing ovation.
Esuberante, sprizzante vitalità ed energia e innamorato del testo che va raccontando nel suo tour, il comico toscano ha divertito, incantato e commosso senza tregua l’intero Palasport per oltre due ore.
Infatti, dopo una panoramica satirica sulla situazione italiana attuale e qualche accenno alla vita locale che hanno riscaldato la platea, è arrivato l’attesissimo incontro con Dante e con la “Divina Commedia”. Ma prima di metterci a tu per tu con il testo, Benigni ci ha accompagnato alla scoperta della sua grandezza e del suo significato, facendo crescere la suspence, l’attesa, ma anche la consapevolezza di quanto stavamo per ascoltare.
E così, quando ha iniziato il commento, terzina per terzina, del Canto quinto dell’Inferno, l’ha fatto davanti ad un pubblico che quasi non osava respirare per non spezzare l’emozione e l’incanto del momento. Con le parole, con la mimica, con l’espressione, Benigni è riuscito ancora una volta a comunicare il suo amore per la “Divina Commedia” e a contagiarci con esso.
Con la semplicità e la spontaneità che gli sono proprie, ci ha rivelato la bellezza della poesia, della tecnica di Dante, guidandoci tra le sue similitudini tratte dalla vita popolare e i tanti versi rimasti celebri. E non è scontato, al giorno d’oggi, richiamare in uno stadio tante persone normali, non studiosi o addetti ai lavori, a gustare la letteratura: basti pensare all’appiattimento generale di quanto viene trasmesso in televisione o al cinema.
Ma quel che è più mirabile e inconsueto, a mio parere, è la scelta, il coraggio di affrontare temi quali l’eternità e l’amore come unico vero senso della vita. Senza essere mai ripetitivo o banale, Benigni ci porta a riflettere sui centri nodali del nostro essere. Ed è un messaggio rivolto a tutti, ai tanti giovani presenti, ma anche ai moltissimi adulti, l’esortazione a vivere in pienezza, certi che siamo qualcosa di unico e abbiamo doni meravigliosi da far fruttare. Anche il viaggio dall’Inferno al Paradiso, secondo lui, rappresenta la vita dell’uomo: Dante non si limita a metterci di fronte ai nostri peccati e difetti, ma anche agli slanci d’amore a cui siamo chiamati. Per mezzo delle parole del poeta, il comico toscano ci spalanca finestre su orizzonti di bellezza e di speranza, ci apre all’infinito. E ne abbiamo proprio bisogno.