birobidzhan

Le recensioni dei partecipanti alla Critics Academy:


Deportati o Volontari? Il quesito permane nel documentario di Matteo Bellinelli, BIROBIDZHAN – LA MUSICA NELL’ANIMA (2003).

Con questa sua ultima collaborazione con RSI, il regista luganese investiga una terra, quella della Provincia autonoma Ebraica, sita ai confini della Russia, dapprima trattata da Marek Halter in L’inconnue de B. e con la cui opera il cineasta si confronta.

La “prima Israele”, come ricorda Bellinelli, non è mai stata quella “terra del latte e del miele” cercata da Ebrei proletari nel lontano 1934, quando cioè Stalin concesse un territorio ai Giudei senza patria, ma viene comunque celebrata nel suo racconto audiovisivo come una Babele di culture e religioni che convivono armoniosamente assieme.

Ciò che rimane impresso dopo la sua visione è un messaggio, e cioè la volontà di far riscoprire a chi si nasconde o a chi non conosce le proprie origini, la cultura dei propri avi e del territorio di cui di fanno parte.

Giacomo Redolfi

Ebrei, musulmani e cristiani ortodossi convivono pacificamente. Non siamo in Israele, ma in una landa distante, inospitale, ruvida, nell’estremo oriente russo lungo la transiberiana al confine con la Cina. Negli anni Trenta, Stalin diede la possibilità agli ebrei russi di trasferirsi in quell’insediamento e fondare la città.

Il documentario Birobidzhan – La musica nell’anima di Matteo Bellinelli svela lentamente la città, la sua storia e i suoi abitanti, presentando tra gli altri il rabbino, una donna pia, un uomo che ha ritrovato la fede, la caporedattrice del giornale scritto sia in russo che in yiddish, alcuni studenti. Visioni diverse sulla fede, sulla città, sul passato e il futuro che fanno capire la realtà multisfaccettata della società in cui vivono.

Sia qui che in Ghetto, sempre di Bellinelli e proiettato anch’esso durante la rassegna, esiste un sentire comune al popolo ebraico: l’allontanarsi dei giovani dalla comunità e la paura della morte della stessa. In molti abbandonano Birobidzhan, diretti in Israele, alla ricerca di una terra promessa, che forse non sanno di lasciare dietro di sé.

Di Erika Bettin