Le recensioni dei partecipanti alla Critics Academy:
Nel pieno boom economico degli anni ’60, anche la famiglia Knuchel vive il suo momento d’ oro tra ville, feste, orsi e night club.
Quand j’ étais Cloclo, è il travolgente documentario di Stefano Knuchel, presentato in anteprima alla rassegna di Cinema Svizzero a Venezia.
Attraverso la complicità della madre e dei suoi fratelli ripercorre il suo passato tra fughe in macchina, vecchi walkman e polaroid sbiadite, riuscendo a coinvolgere totalmente lo spettatore nelle sue avventure. E mentre queste si alternano sullo schermo, si coglie non solo il desiderio di riviverle, ma soprattutto la voglia di ringraziare coloro che, a modo loro, han reso indimenticabili quegli anni, quando tutto ciò che bastava per essere felice consisteva nel trasformarsi in Cloclo e scatenarsi sulla pista da ballo.
Il risultato è un autentico ritratto di sognatori costantemente in fuga dalla realtà. Perchè i Knuchel sono una famiglia bizzarra, ma proprio per questo sono come tutte le altre.
Di Francesca Fois
I ricordi sono materia volubile. Si colorano, affievoliscono, a volte scompaiono. Nel caso di Stefano Knuchel, diventano un film.
Sincerità e metafora: queste le regole del gioco. Basta accettarle per farsi trascinare insieme al protagonista nelle città e nei luoghi coperti dalla sabbia dorata della memoria, cercando di dare un senso, quasi un progetto, a tutta una vita in movimento.
La famiglia è lo scrigno dal quale estrarre questi momenti, in ordine sparso, spaziale e temporale, reinventati nel presente o rievocati con tenerezza, perché col trascorrere degli anni tutto si addolcisce.
Quand j’étais Cloclo è il tentativo, di un uomo senza radici, di mettere radici nello sguardo personale e delicato impresso alla camera. È un atto di regia pura, impossessarsi finalmente della propria storia.
Di Pier Lorenzo Pisano
Fin da quando era bambino, Stefano Knuchel – autore di questo documentario on-the-road dal titolo particolare – ha vissuto con la sua famiglia in una continua fuga dalla realtà. Ripercorriamo la vicende vissute dai genitori del regista a partire dagli anni ’60, epoca del boom e di tanti eccessi che a un certo punto dovranno essere pagati.
Nel 1981 infatti, dopo un infanzia passata tra night club e niente scuola, suo padre viene arrestato e la fuga perenne finisce.
Da quel momento in poi la vita scorre tra il secondo matrimonio della madre, i problemi dei fratelli, la carriera in televisione… ma cosa ne sarà stato di suo padre?
Storie di una famiglia atipica (ma forse proprio per questo, assolutamente normale) raccontate attraverso vecchie fotografie, oggetti simbolici, la musica del suo idolo “Cloclo” (Claude François), le cui coreografie il giovane Stefano si divertiva a riproporre – facendo ridere sua madre negli anni ‘70 e facendola commuovere nel 21° secolo.
Di Carolina Kravina
Essere uno showman o un truffatore richiede il medesimo talento di ammaliare e sottrarre il prossimo alla realtà. Esattamente come il padre, Stefano Knuchel rapisce lo spettatore includendolo nelle avventure dei propri ricordi famigliari dalle tinte surreali. Si apre così un mondo denotato da macchine americane, piscine, nightclub e party notturni dove orsi e majorette dai toni felliniani abitano le memorie teneramente riportate con entusiasmo nostalgico da tutti i membri della famiglia Knuchel. Un documentario che mette a nudo l’intimità ed il privato caratterizzati da esperienze esilaranti ma anche dolorose, riuscendo a trasferire la propria forza d’animo ed ilarità ad un pubblico commosso da un’esperienza soggettiva che diviene collettiva.
Di Danae Bulfone
In un mondo dove si preferisce mostrare solo la propria vita come perfetta e priva di problemi, Stefano Knuchel decide di andare contro corrente. Con il suo documentario Quand j’étais Cloclo, il regista (noto in Svizzera anche come conduttore televisivo e compositore) documenta la bizzarra storia della vita della sua famiglia.
Continui cambi di casa, padre truffatore, madre innamorata di Claude “Cloclo” François, sorella ballerina e tre fratelli: nella durata del documentario impari a conoscere tutti loro, sia con interviste che con i ricordi d’infanzia dell’autore. A volte tragico, a volte divertente, ma costantemente intrattenente, quest’esperienza ti fa capire come ogni famiglia sia diversa e particolare, e quanto riesca a influenzare le vite dei figli.
Il finale commuovente e riflessivo ha lasciato tutti gli spettatori in sala col sorriso sulla bocca e una lacrima sulla guancia, dimostrando quanto questo film sia catartico per l’autore tanto quanto che per il pubblico.
Di Nicolò Grasso
Quand j’étais Cloclo è sicuramente una delle opere più intimiste che abbia mai visto.
La capacità narrativa di Stefano Knuchel avvinghia lo spettatore per tutta la durata del film e lo trasporta all’interno della propria storia personale e famigliare.
Istrionico, dissacrante e carismatico, il regista elvetico non si risparmia minimamente perché si espone nella sua totalità.
Nonostante uno dei temi caratterizzanti del lungometraggio sembri essere quello della fuga (dalla realtà, dalla vita, dalla polizia, dalle dipendenze…), Knuchel non rifugge però a portate alla luce le più diverse sfaccettature della propria personalità e a mettere in mostra ogni sua più recondita emozione, apprensione o fragilità.
Al termine della visione si avrà quasi la sensazione di conoscerlo da tanto tempo e di essere parte integrante della sua numerosa, stravagante, irresistibile famiglia.
Di Sabrina Zuccato