Premio Arte Laguna 18.19

I finalisti alle Nappe dell'Arsenale

Le Nappe dell’Arsenale Nord ospitano fino al 25 aprile la 13° edizione dei finalisti del Premio Arte Laguna 18.19. L’esposizione, inserita ormai nella consuetudine delle mostre primaverili, presenta più di un centinaio di artisti provenienti da tutto il mondo selezionati da un team di esperti del settore. Le 120 opere – scelte tra le 8000 presentate tramite il bando di partecipazione al concorso – occupano il suggestivo spazio suddivise in sezioni: pittura, arte fotografica, grafica digitale, scultura e installazione, arte virtuale, video arte, performance, arte ambientale, arte urbana, design.

Rispetto agli anni passati emerge la novità della sezione design dove compare la lampada a forma di cupola di San Pietro con tanto di decorazione interna di AMeBe, l’originale kilim ucraino Space Cossacks di Oksana Levchenya e il set stampato in 3D per una Sala da tè inclusiva di Elena Colombo, che ha vinto il premio della sezione.

Mentre si riduce la partecipazione della grafica – segnaliamo comunque l’intrigante Anaphorá realizzata con grafite e ombretti da Hélène Muheim – rimane qualche dubbio sull’effettivo valore di alcuni dipinti che probabilmente rientrerebbero meglio nell’ambito decorativo. Tuttavia l’opera vincitrice della sezione pittura – Test #03A-#03B- #03C di Ryszard Szozda – si distingue per lo stile adottato nel trattare un tema attuale (la distruzione del mondo, in particolare la sperimentazione dell’atomica in Nevada negli anni Cinquanta), l’immagine della nostra civiltà si estingue nelle pennellate di questo trittico.

Ormai i chiari segnali del ritorno al figurativo si intravedono anche qui, nei vari ritratti di città o persone realizzati con diverse tecniche, molto particolare è l’effetto ottico del paesaggio di NYC creato da Marco Barberio o l’inquadratura urbana di Marta Mezynska. L’incredibile interno iperrealista di Ian Orkis è controbilanciato da una serie di immagini che narrano una realtà evanescente come in Twilight – Murano VI di Annamarie Dzendrowskyj. Gli artisti osservano con occhio critico la società, individuandone i rituali quali i pranzi in famiglia (Janina Christine Brügel), i momenti solitari della vecchiaia (Gavino Piana) o riscoprendo quegli angoli di degrado urbano dotati di un’aura misteriosa e affascinante (Petra Polli).

La parte dedicata alla fotografia è divisa tra paesaggi onirici e problematiche sociali, dove diversi artisti trattano temi legati al lavoro, alla libertà di espressione, al razzismo e all’ecologia, altri invece si concentrano sulla poesia insita nel nostro ambiente. L’opera premiata – Jisei No Ku #1 di Silvia Montecchi – si trova al confine tra queste due differenti visioni, lo scatto interpreta le “ultime parole prima della morte”, una pratica poetica propria del pensiero giapponese.

Il settore dedicato a installazioni e sculture soffre di un’eccessiva presenza di opere, alcune solo visivamente sensazionali o essenzialmente partecipative, altre interrogano lo spettatore su questioni attuali come Give back a face to the Justice’s body di Simona da Pozzo, o Whanui-Imagine the Land at Auckland Arts Festival di Ekarasa Mara Doblanovic che analizza colori e materiali in un’ottica di sostenibilità.

Diversi sono i momenti di coinvolgimento del pubblico attraverso un’interazione o immersione nella realtà virtuale, che però mantiene come punto di riferimento il mondo che ci circonda. Così Yöti, la creatura di Jean-Philippe Côté (premiato) realizza ritratti dei visitatori attraverso un algoritmo mentre Upload Not Complete mischia virtuale a reale in un corto circuito al cui centro è posto lo spettatore.

Nella sezione video e performance vincono Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, in Jardin inscenano una danza a ritmo costante che contrasta con l’idea classica del giardino quale luogo idilliaco, i loro movimenti presentano una gestualità che ricorda antichi riti di sopravvivenza.

Land art e urban art sperimentano la diffusione dell’arte nell’ambiente, attraverso interventi come Altro Paesaggio (Alberonero), Atrium Reginae (Medina Zabo), A Red Wall (Atelier TçPç ) gli artisti modificano la percezione dei luoghi, coinvolgendone spesso gli abitanti e riuscendo a trasformare il triste passato di alcuni spazi in un messaggio di speranza per il futuro (in particolare l’edificio abbandonato a Beirut rivitalizzato attraverso l’intervento di Jad El Khoury: The Tower of Wind, premiato).

Arte Laguna nel corso degli anni ha permesso a molti artisti di esporre le proprie opere in una sede internazionale, non tutte le opere sono chiaramente eccezionali, alcune scelte sono discutibili ma resta comunque un’esposizione che registra l’attualità, attraverso le loro opere gli artisti partecipanti narrano una storia tessuta nella nostra contemporaneità.

Arte Laguna Prize

31.03 — 25.04 2019. Nappe Arsenale Nord, Venezia

Orario: 10-18

Ingresso libero

https://www.premioartelaguna.it/mostra18.19/