“Sausage Party – Vita segreta di una salsiccia” di Greg Tiernan e Conrad Vernon

Indigestione di risate

Dopo una gestazione di quasi otto anni e una travagliatissima produzione arriva anche nelle sale italiane l’ultimo parto delle menti di Seth Rogen ed Evan Goldberg, Sausage Party –edulcorato col sottotitolo Vita segreta di una salsiccia–, un’irriverente allegoria della religione che ha per protagonisti dei prodotti alimentari alle prese con una crisi esistenziale.

Sembra una mattina come le altre al supermercato Shopwell’s: all’apertura il cibo intona un canto di lode in onore degli dèi, i compratori che sceglieranno gli eletti da condurre nel “Grande Oltre” regalando loro la beatitudine. Il würstel Frank –doppiato dallo stesso Rogen– e il panino da hot dog Brenda –a cui presta la voce Kristen Wiig– si sono giurati eterno amore e vengono scelti dalla stessa cliente: a interrompere i festeggiamenti vi è però un barattolo di mostarda riportato indietro al negozio, che una volta riportata l’orribile verità si suicida causando una collisione tra carrelli.

Nello scontro molti articoli vengono mutilati, tra cui una lavanda vaginale –Douche, appunto– che giura vendetta contro Frank ritenendolo responsabile. I sopravvissuti vorrebbero tornare al proprio scaffale ma Frank è determinato a scoprire cosa accade nel “Grande Oltre”, ragion per cui entra in contatto con gli Indeperibili –i prodotti senza data di scadenza– e intraprende un viaggio nei meandri del supermercato. Nel frattempo gli amici di Frank scampati all’incidente assistono al massacro dei loro compagni nella cucina dell’acquirente: tra loro si salverà solo Barry –doppiato da Michael Cera– , una salsiccia deforme che organizza una resistenza e ritorna allo Shopwell’s. Una volta riunitisi, i due insaccati daranno inizio alla rivoluzione.

Sausage Party

Per quanto si possa scorgere un’evidente critica al consumismo nella rappresentazione degli avventori dello Shopwell’s e del loro stile di vita –pensiamo al tossicodipendente a cui dà la voce James Franco– , il bersaglio precipuo della “satira alimentare” diretta da Greg Tiernan e Conrad Vernon resta la religione nei suoi aspetti dogmatici: la dottrina del “Grande Oltre” è certo una menzogna che allontana le masse dalla verità, ma d’altro canto la contemplazione di una felicità futura è preferibile alla consapevolezza di un destino di morte.

Questa sfumatura non è però compresa immediatamente da Frank, che nel corso della sua evoluzione percorre le tappe di un percorso di conversione che consiste nel rovesciamento dell’episodio biblico di Mosè sul Sinai: credente in un primo tempo, si insinua in lui il dubbio che lo porta ad abbandonare la sua comunità di appartenenza e a tentare la scalata del reparto surgelati, reduce dalla quale recherà al popolo le pagine del libro di cucina che vi era custodito venendo però deriso e insultato per averle diffuse.

A livello tecnico, è apprezzabile il fatto che la regia di Tiernan e Vernon adotti un registro ad hoc che ammicca ai vari generi cinematografici: l’incidente col carrello ricorda la battaglia di un war movie, la sequenza ambientata nel reparto del cibo messicano presenta un’atmosfera western mentre quella in cui Barry sta per essere cucinato si richiama all’horror. Sausage Party è insomma una satira nel senso etimologico della parola: in questa folle storia tutti i generi alimentari sono coinvolti e ognuno contribuisce con il suo spunto comico.

SouthParkbiggerlongeruncut-posterTuttavia, va detto che il lungometraggio non regge il confronto con altre pietre miliari dell’animazione demenziale come South Park – Il film: più grosso, più lungo & tutto intero o  Beavis & Butt-Head alla conquista dell’America a cui è stato da alcuni paragonato. La differenza sostanziale risiede nell’incertezza con cui Rogen e Goldberg hanno gestito i tempi morti dal momento che per riempirli arrivano ad abusare delle allusioni sessuali e del turpiloquio, fiaccati peraltro dall’adattamento italiano che inevitabilmente non ha saputo rendere molti giochi di parole connessi alla gastronomia. Si tratta di un’operazione fuori luogo se si considera che i protagonisti di Sausage Party non sono bambini delle elementari che ritengono le parolacce il massimo dell’emancipazione né dei teenager con gli ormoni a fior di pelle ma alimenti “adulti” che vedono messo in discussione tutto ciò in cui credevano.

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Inoltre, non si spiega l’inserimento di un villain inconsistente come la lavanda Douche dato che i veri “cattivi” della storia sono proprio gli esseri umani, il cui punto di vista contribuisce ad aumentare la carica surreale dell’opera. Dispiace infine che il microcosmo dello Shopwell’s faccia semplicemente da sfondo all’agire di Frank: i reparti di cibo etnico –i cui abitanti sfoggiano usi e costumi del paese d’origine rappresentano un repertorio inesauribile di raunchy humor che purtroppo resta perlopiù inutilizzato, nonostante le gag più divertenti siano proprio quelle a sfondo etnico che coinvolgono Sammy il bagel ebreo, Kareem il lavash musulmano o ancora Teresa il taco, i quali fra l’altro sono funzionali al tema religioso poiché approfondiscono la questione del peccato e dell’attrazione omosessuale. In breve, Sausage Party è un film politicamente scorretto ma non tanto quanto vorrebbe far credere, e pur di sembrarlo ricorre a esagerazioni sicuramente esilaranti –vedi l’orgia a pochi minuti dalla fine– ma che compromettono lo statuto della sua invettiva.

Sausage Party
L’allegra brigata di Frank, composta da Brenda, Bagel e Kareem

Per concludere, Sausage Party – Vita segreta di una salsiccia è sagacemente licenzioso e può vantare delle acute frecciatine alle major dell’animazione –senza contare la svolta metafisica finale–, ma esagera nel voler scandalizzare lo spettatore e non sfrutta appieno le potenzialità di un soggetto che se gestito altrimenti gli avrebbe consentito di raggiungere il pantheon dell’animazione per adulti.