ANDREA SCANZI IN “GABER SE FOSSE GABER”

La poesia di Giorgio Gaber al teatro Goldoni di Venezia

Le aspettative erano tante: il teatro Goldoni di Venezia e poi Giorgio Gaber, raccontato da Andrea Scanzi. L’atmosfera, da prove generali. Il palco e, intorno, a semicerchio, alcune sedie. Circa metà platea. Le luci sono basse e in sala c’è il solito brusio che anticipa ogni spettacolo. Gente che si interroga, che esterna le sue aspettative, ma anche qualcuno che mostra un certo scetticismo. Scanzi questo lo sa: raccontare un personaggio come Gaber non è mai semplice.

Non è semplice distaccarsi da quella patina di buonismo che l’ha circondato dopo la sua morte, non è facile allontanarsi dall’ “io sono sempre stato suo amico”, sempre successivo alla sua morte. Raccontare Gaber in modo distaccato ma intimista è quello che gli viene chiesto. E lui non ne fa l’agiografia. Ma ne racconta magari i difetti, talvolta fisici. E’ il racconto di un amico, niente ostentazioni di quel rapporto speciale che c’era tra loro. Lo racconta dagli anni Sessanta, quando Gaber era “quello delle canzonette” in televisione, agli anni Settanta, con l’approdo in teatro al fianco del pittore viareggino Sandro Luporini. Giorgio girava di palco in palco. Davanti a sé entusiasmo o sberleffi, talvolta vera e propria rabbia nei suoi confronti. Luporini, invece, si limitava a dirigere il tutto dalla sua casa di Viareggio, tant’è vero che spesso a Gaber balenava l’idea di lasciare tutto, stanco del suo essere sempre unico capro espiatorio. Ma l’arrendersi non era certo nelle sue corde. E poi gli anni Ottanta, con un Giorgio Gaber ancora più bistrattato, censurato. Il Gaber di Io se fossi Dio. E alla fine gli anni Novanta. Gaber è incazzato perché è malato. Gaber sta morendo, Gaber… lasciatelo stare…
“Gaber era mio amico”, “Gaber compagno”, Gaber, Gaber, Gaber … è il Duemila.
Si accendono le luci. Qualcuno ha gli occhi lucidi, altri applaudono timidamente forse timorosi di spaventare quel ricordo finalmente tornato vivo nei loro occhi. Altri in maniera più fragorosa, per mostrare tutta la loro passione. E Scanzi è lì, emozionato. Gaber è dietro di lui, sullo schermo, soddisfatto. Ma in un fotogramma. Ma Gaber, se fosse Gaber, ora riderebbe. Ne sono certa.

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