“BAD PEOPLE IN GUANTANAMO” al Quirino di Roma

“Ciò che sappiamo è che questa è Cattiva Gente” (George W. Bush)

“Quei corpi, quei volti, quelle voci, quelle luci, quei copioni scarabocchiati, autori che respirano, parole che rotolano, costumi dalle mille vite, le risate, i silenzi, le lacrime, quei fruscii di sipari… Secoli di teatro: uno dei cibi più gustosi della nostra storia.” Così Marianella Bargilli, curatrice di Autogestito, Rassegna di Teatro Indipendente Giovane Curioso Civile, definisce i prodotti presentati al Quirino di Roma. Una carrellata di spettacoli dirompenti, attuali, sicuramente innovativi, che in dieci giorni hanno fatto rivivere appunto “secoli di teatro”.

Bad People in Guantanamo, acclamato dal pubblico polacco, slovacco e kosovaro, censurato in Bielorussia e vietato a i minori di 14 anni in Italia, approda al Quirino il 31 maggio come penultimo evento della rassegna. Una trentina di attori in scena, di cui sette protagonisti, per la prima volta interpretano con coraggio la storia vera di quattro inglesi originari del Pakistan catturati con l’accusa di terrorismo e brutalmente torturati per due anni nel carcere di Guantanamo.

Lo spettacolo è del tutto privo di trama, affidata a proiezioni precedenti alla messa in scena. Lo scopo della regia è visibilmente quello di sensibilizzare lo spettatore, raccontare storie non serve, anzi sarebbe forse trasformare la violenza in melodramma. Qui la brutalità è la protagonista assoluta, tanto che si impossesserà a fine recita non solo dei carnefici ma anche delle vittime. La regia dunque lavora molto sul potere delle immagini (si richiama addirittura lo scattare di fotografie, quelle che fecero scandalo durante l’amministrazione Bush e che ancora oggi affollano il web), proponendo bui fondi trafitti dalle sole torce che i secondini portano sui copricapi, bandiere sventolate come baluardi della lotta contro il terrorismo e, infine, la nudità dei corpi dei protagonisti. Le pellicole trasparenti che i prigionieri indossano stanno quasi in antitesi con le pesanti tute arancioni tradizionalmente usate dai detenuti di Guantanamo, ma la scelta della costumista è perfettamente in linea con le idee di regia: il corpo dei torturati è brutto, o meglio, imbruttito dalla violenza, e deve essere manifesto a tutti per creare ribrezzo. Il movimento degli attori poi, ordinato e preciso sulla scena, potrebbe definirsi quasi una coreografia del terrore.

Basterebbe questo. Ma la drammaturgia va oltre, serve ancora più violenza. E allora ecco che la sessualità, gioia del corpo, viene tematizzata come dannazione, vizio, gioia del male. I secondini stuprano le donne, obbligano i prigionieri a masturbazioni e a rapporti corali, in un circolo vizioso in cui gli stessi detenuti sembrano trovare un piacere perverso. A questo punto climatico della rappresentazione interviene l’ironia drammatica: è la notte di Natale nelle celle del carcere di Guatanamo e con brio degno di un musical i prigionieri alternano strofe di Jingle Bells Rock a scene di nuove torture subite.

Bad People in Guantanamo è dedicato a tutte le vittime della tortura. Le celle del carcere di Cuba sono luogo fisico e reale, così come sono fisiche e brutali le violenze subite dai detenuti, ma il messaggio è universale, potremmo essere in qualsiasi luogo di tortura in un qualsiasi paese del mondo. E come la storia dei quattro protagonisti pakistani si reitera nei movimenti dei loro muti compagni sullo sfondo, così lo spettatore giunge a chiedersi se episodi simili possano verificarsi anche nel suo paese, nella sua città, nel suo quartiere.
L’ultima immagine dello spettacolo vede in fila i quattro pakistani e i tre secondini. Indifferentemente dal ruolo interpretato fino a quel momento, ognuno parla della sua cella, immaginando e desiderandovi calore umano, profumo di rose e caffè caldo, e ricordando subito dopo scene di violenza, fisica, sessuale e mentale. Perché la violenza non guarda in faccia a nessuno, alla fine tutti sono vittime e tutti sono carnefici. Non resta che uscire dalla sala chiedendoci PERCHE’, cosi come suggeriscono i corpi dei sette in proscenio, stretti insieme a formare le lettere W H Y.

BAD PEOPLE IN GUANTANAMO, Teatro Quirino, Roma
Con Pierluigi Bevilacqua – Ramona Genna – Chiara Marchetti – Vincenzo Paolicelli – Alessandro Piantini – Silvia Torino – Stefano Vitantonio e gli allievi dell’Accademia Teatrale Romana Sofia Amendolea
Costumi Monica Raponi – Regia Fabio Omodei
Una produzione Le Nuvole TEATRO in collaborazione con il ROMATEATROFESTIVAL
Spettacolo a sostegno di Amnesty International
www.teatroquirino.it