JOHNNIE TO al FAR EAST FILM 2010

Intervista con il maestro del noir honkonghese in occasione dell’anteprima nazionale di "Vengeance" (Vendicami)

Grande sorpresa al Far East Film 12, per l’arrivo del genio del noir orientale Johnnie To, che ha presentato l’anteprima nazionale della sua ultima fatica, Vengeance (Vendicami) (giovedì 22 aprile, ore 20.45 al Visionario) nonché festeggiato il suo 55esimo compleanno a Udine, suo primo domicilio occidentale.
Prima della proiezione serale si è reso disponibile per una conferenza stampa all’Hotel Astoria, piuttosto intensa e senza retorica, nella quale sono emersi alcuni aspetti interessanti della sua prassi creativa, delle sue influenze cinematografiche e del nuovo profilo del mercato asiatico.


NSC: Il suo, ci sembra un cinema di estremo rigore, con delle scelte di regia molto chiare. Qual è il suo modo di procedere nella creazione di un film? Rispetta fedelmente la sceneggiatura oppure preferisce dare largo spazio all’improvvisazione?

Per me è meglio non avere proprio sceneggiatura. All’inizio delle riprese ho già un quadro globale del film nella mia testa. A me non piace seguire una sceneggiatura passo per passo, perché mi sembra molto noioso, e sono certo che il risultato non mi soddisferebbe.

NSC: Quindi il film, così come lo vede lo spettatore, può variare di molto rispetto al soggetto di partenza, o all’idea iniziale che aveva in mente?

Sì. Per me la lavorazione di un film deve essere fluida perché detesto essere ingabbiato in schemi prestabiliti. Sono solito paragonarla ad una reazione chimica. Tutti, dalla troupe agli attori collaborano trasversalmente proponendo idee e soluzioni. Dall’unione di tutti i componenti del set, nasce sempre un qualcosa di nuovo, in continuo movimento come un fluido, senza che ci sia alcunché di definitivo e già scritto, che ci vincola.

NSC: Il cameratismo, l’amicizia virile, l’idea del gruppo, l’eroismo al plurale, sembrano essere dei temi a lei molto cari che si ripetono in molti suoi film, per citarne due: The Mission e A Hero Never Dies.
Possiamo dire a questo proposito che i rapporti fra i personaggi dei suoi film riflettono l’atmosfera di grande collaborazione che c’è set?

Certamente. Ma credo che nel corso degli anni, le diverse esperienze con colleghi differenti, mi abbiano portato e mi porteranno a scoprire sempre nuovi scenari, perché come ho già detto non amo le forme fisse, ma il continuo cambiamento, la freschezza, l’autenticità, il motivo cangiante. Potrebbero esserci cambiamenti radicali in futuro anche nelle tematiche trattate, e nel modo di raccontarle. Tutto dipende dalle opportunità che si creano nel set.

NSC: Si diverte di più nel realizzare noir o commedie?

Per me fare le commedie è un po’ come un momento di riposo. Per esempio, ultimato Vengeance, mi sono preso un periodo di pausa prima di pensare al prossimo noir. In questo intervallo di tempo è possibile che faccia qualche commedia.

NSC: I suoi attori feticcio, Anthony Wong e Simon Yam rivestono sempre ruoli opposti. Wong tutto sommato interpreta personaggi “positivi”, mentre a Yam, vengono assegnate parti da sadico e spietato.
Quale dei due potrebbe essere il suo alter-ego?

Di sicuro non ho niente in comune con il personaggio positivo (ride). Penso che Anthony Wong sia un attore capace di interpretare qualsiasi ruolo. E’ molto versatile e si sa adattare con estrema naturalezza alle diverse condizioni che ogni personaggio presenta. Yam decisamente ha fama di “cattivo” visti molti suoi ruoli passati, anche in film di altri.