LEI DUNQUE CAPIRA’ di Claudio Magris

Claudio Magris riscrive il mito classico

L’Euridice di Magris prende in mano la sua vita e mette fine ad un amore insano e lontano dalla passione idilliaca della mitologia che conosciamo, lasciandosi alle spalle un uomo fragile che di mitico, tanto nella vita quanto nell’arte, ha ben poco.

Nella sua versione classica, il mito di Orfeo ed Euridice è l’emblema dell’amore impaziente, che tradisce i due amanti appena ricongiunti. Ma molti autori contemporanei si sono cimentati nella riscrittura di questa storia con ben altri punti di vista, forse figli della disillusione dei nostri tempi, per ultimo Claudio Magris, con un racconto in seguito adattato per il palcoscenico.
In Lei dunque capirà Euridice è “semplicemente” rinchiusa in una Casa di ricovero per una malattia, e ha l’occasione di raccontare la sua versione dei fatti mentre nel mito, nel momento in cui “muore per la seconda volta”, rimane di lei solo il ricordo e l’attenzione si concentra sulla disperazione e in seguito la morte di Orfeo.

La sua versione – magistralmente interpretata da Daniela Giovannetti – è quella di una donna innamorata di un uomo debole, che dipende da lei persino nella composizione poetica, ossessionato dalla sua disperazione e solitudine in assenza dell’amata, ricoverata in questa Casa inquietante e pressoché irraggiungibile. Come sta lei, poco gli importa.
La scenografia in cui si muove è minima e buia, per appesantire ulteriormente la solitudine in cui è immersa. Euridice cammina da una parte all’altra di una spettrale porta che si apre da sola, dietro la quale non c’è niente salvo un letto, che sempre da solo arriva, circa a metà spettacolo.
La vicenda si dipana un po’ alla volta, attraverso una lingua mai lasciata al caso: Euridice racconta ad un “Presidente” che nessuno ha mai visto la sua storia d’amore, con parole di comprensione nei confronti dell’amato…Ma non può negare l’evidenza a lungo, Orfeo è un debole.

Quando si presenta la possibilità di uscire quindi, Euridice non ce la fa, nonostante Orfeo si sia spinto fin laggiù per andarla a prendere. Non ha la forza di portare ancora una volta il peso di due vite, la sua e quella di Orfeo, preferisce la luce fioca e alienante e il silenzio della Casa. E lo chiama, facendolo voltare.

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