“La sonnambula” di Vincenzo Bellini

La giovane soprano Jessica Pratt dona la voce a “La Sonnambula” in Fenice, opera simbolo del repertorio belcantistico

Divertente messa in scena del melodramma belliniano sullo sfondo delle alpi svizzere, ma la regia di Bepi Morassi è impercettibile e il cast non tutto azzeccato

Il belcanto è servito

A un anno dalla Lucia di Lammermoor di Donizetti, la Fenice arruola nuovamente la soprano australiana Jessica Pratt e il tenore georgiano Shalva Mukeria per presentare un’altra opera simbolo del repertorio belcantistico. Infatti, pur non brillando il libretto di Felice Romani, Vincenzo Bellini ha saputo sfruttare La Sonnambula per realizzare una catena di arie dolci e soavi, che si susseguono intervallate da isolati recitativi. Nonostante un ritmo narrativo lento per gusti contemporanei, questo melodramma del 1831 riafferma l’attitudine del compositore catanese, morto a soli 34 anni, a scrivere poche opere, ma memorabili.

Un panorama svizzero anni ’50

Rimanendo fedele alla collocazione originale (“in Elvetia”), la regia di Morassi trasporta la vicenda dei novelli sposi Amina ed Elvino, la cui prima notte di nozze è turbata da un presunto tradimento della giovane moglie, in un resort sciistico svizzero anni ’50. Il sipario si apre su una terrazza assolata davanti al panorama alpino, mentre i paesani si trasformano in montanari sempliciotti, convinti dell’esistenza d’un fantasma – in realtà la giovane moglie sonnambula. A turbare l’atmosfera di festa ci pensano l’albergatrice Lisa, rivale di Amina, e il Conte Rodolfo, giunto in paese a riscattare l’eredità d’un lontano avo. La leggerezza di ambientazione e scenografie hanno divertito il pubblico grazie a chicche come la funicolare e il pulmino per sciatori. La regia di Morassi è però statica e impercettibile: nella scena in cui Elvino strappa l’anello dal dito di Amina, inoltre, i gesti risultano incomprensibili.

Cast e coro altalenanti, direttore e orchestra solidissimi

Come soprano leggero la Pratt è capace di dominare le difficili agilità della partitura belliniana, ma sembra non padroneggiare ancora l’intero ruolo di Amina. Sugli acuti la voce è squillante, ma i filati sono deboli e la zona grave povera di suono. Riesce a emozionare il pubblico sull’aria finale “Ah, non credea mirarti” guadagnando lunghi applausi, mentre in precedenza risparmia le energie. Poco felici i duetti con Mukeria, di cui colpisce la vocalità da tenore lirico, che sembra però prestarsi poco per interpretare Elvino, risultando troppo pastosa e a tratti perfino calante. Bene il basso Parodi nel ruolo del Conte, seppur un po’ ingolato. Il coro la fa da padrona in molte scene, ma non è sempre a tempo. L’ottimo Maestro Ferro tiene assieme il tutto grazie a una direzione rigorosa e decisa, talvolta perfino solfeggiando le cadenze ai cantanti, così da donare la dolcezza e la morbidezza richieste dalla musica. Notevole anche l’orchestra in organico ridotto, specie gli archi che sfoderano dei pizzicati raffinatissimi.

Gran Teatro La Fenice – 21-28/04 e 17-25/05/2012
LA SONNAMBULA
musica di Vincenzo Bellini | libretto di Felice Romani
direttore: Gabriele Ferro – regia: Bepi Morassi – scene: Massimo Checchetto – costumi: Carlos Tieppo – light designer: Vilmo Furian
Il conte Rodolfo: Giovan Battista Parodi (21, 24, 28/ 4 – 17, 25/ 5), Federico Sacchi (20, 22/ 5) – Teresa: Julie Mellor – Amina: Jessica Pratt – Elvino: Shalva Mukeria – Lisa: Anna Viola – Alessio: Dario Ciotoli – Un notaro: Raffaele Pastore (21, 28/ 4 – 20, 25/ 5), Emanuele Pedrini (24/ 4 – 17, 22/ 5)
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice – maestro del Coro: Claudio Marino Moretti