Marco Travaglio in “Anestesia Totale”

Riso amaro al Teatro Corso a Mestre

In un’Italia in cui se sei indignato, sei qualunquista, e se critichi l’
operato dei tecnici, rivuoi Berlusconi. In un’Italia in cui l’antiberlusconismo sta solo a sinistra e in cui i comportamenti dei conservatori della destra farebbero rabbrividire anche i più folli giovani di Woodstock, mentre il massimo brio della sinistra è garantito dagli “Oé ragassi” di Maurizio Crozza. Infine, nell’Italia del buonismo più subdolo e nell’Italia che “se non ci fossero tante pecore, non ci sarebbero tanti lupi”… Tutto questo, Marco Travaglio lo sintetizza in un “siamo passati dal colpo di stato al colpo di sonno”. E dal colpo di sonno all’”Anestesia totale” la strada è breve. La scenografia è essenziale: una panchina e un’edicola. Lo spettacolo no.

Tre ore per ripercorrere la storia politica italiana da Craxi a Monti, con le
parole di Travaglio e con quelle del suo vero maestro, l’indimenticato Indro Montanelli: uno che diceva che, sposando la destra, aveva sposato una moglie puttana. Quella di Travaglio è una profusione d’amore al mestiere: commovente per i giovani che lo ascoltano e sognano il giornalismo. Per tutti gli altri, una serata in cui prendere piena coscienza del proprio ruolo all’interno della società, il più delle volte sottomesso per un’autoalimentazione del facile
dualismo tra dominio dei ricchi e nullità della povera gente. Quello suscitato da Travaglio è un riso immediato, ma da conservare. Perché un telegiornale che ogni estate, attraverso saccenti professoroni, profonde inimmaginabili consigli per difendersi dal caldo come “bevete molto” e “se avete novant’anni non uscite alle due del pomeriggio” (ma dai?), se da un lato provoca la fresca risata, dall’altro ci fa capire quanto la nostra sia una “Repubblica delle banane”.

Insieme a Travaglio, la brava Isabella Ferrari, impegnata il più delle volte
nella lettura di testi e interviste del già citato Montanelli, oppure (quando
si dice “dalle stelle alle stalle”) nell’intensa declamazione degli
indimenticabili “carmina” del Vate Sandro Bondi.
Il tutto è magistralmente accompagnato dalle note del meraviglioso violino di Valentino Corvino: da pelle d’oca.

E’ uno spettacolo pieno, ricco, in cui l’informazione non è mai piegata alla
comicità e in cui le tre ore scivolano veloci. In cui, se si sogna di diventare giornalisti, si piange dalla commozione, e se si apprezza la sagacia del tagliente Travaglio, si piange dal ridere.
Ma anche in cui, se si mette da parte ogni comicità e si guarda il reale
raccontato, si piange e basta.

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Laura Berlinghieri
Nata a Venezia. Classe '93. Diploma al liceo scientifico-linguistico, quarto anno di Giurisprudenza all'Università di Padova e un Erasmus in Spagna. Tanti interessi: dalla scrittura alla musica, dai viaggi alla politica. Musicista per diletto e aspirante giornalista. Prime collaborazioni con Max/Gazzetta dello Sport, Radio Base e Young.it. Giornalista pubblicista. Attualmente scrivo per Spettakolo.it.