“NIENTE, PIU’ NIENTE AL MONDO” di Massimo Carlotto

Racconto di una tragedia quotidiana: un episodio ispirato ai fatti di cronaca della società contemporanea in scena al Teatro Due di Parma fino al 23 aprile

Un lungo monologo, narrato tutto d’un fiato da una donna senza nome, una vittima dei modelli consumistici che tormentano la nostra società: la signora, vestita con un paio di jeans, una maglietta e stivaletti bianchi, si siede in mezzo al pubblico scambiando qualche parola con gli spettatori accomodati in sala, per poi alzarsi e precipitarsi sul palcoscenico a raccontare una vicenda tanto quotidiana quanto esasperata.

La storia della signora, moglie di un altrettanto ignoto Arturo, ex-operaio alla Fiat, e madre di una bambina (come lei stessa la chiamerà per tutto lo spettacolo) di ormai vent’anni, è la storia di tante donne italiane alle prese con salari da fame, sconti al supermercato ed esistenze cadenzate da abitudini soffocanti e necessarie allo stesso tempo. La donna, che ha superato la quarantina, è il ritratto di un’umiliazione, quella di non poter essere (e, soprattutto, di non poter aspirare ad essere) bella e curata come le dive della televisione, e della frustrazione di avere una figlia che preferisce per sé un futuro semplice, costituito da un lavoro onesto e dalla compagnia degli amici, piuttosto che da una carriera da ‘letterina’ o da icona televisiva del pomeriggio infrasettimanale.

Questa storia è, in sintesi, il racconto della realtà di una famiglia ‘normale’ alle prese con problemi economici e lavorativi, in cui la consapevolezza di una condizione di disagio, di difficoltà, prende il sopravvento, fino a distruggere lo stesso nucleo familiare. La tragedia delle tragedie si consuma dunque quasi a rafforzare l’idea che il disagio, economico e sociale, può spesso diventare causa di un’incomunicabilità in grado di ledere le fondamenta di una famiglia: dietro un rimprovero un rifiuto, dietro un rifiuto un dispetto e dietro un dispetto…il dramma.

Massimo Carlotto, autore del monologo, è uno dei maggiori esponenti europei del ‘noir mediterraneo’, attualmente nelle sale cinematografiche come sceneggiatore di “Arrivederci amore, ciao” diretto da Michele Soavi: scrittore versatile, dedicatosi indistintamente alla letteratura, al teatro, al fumetto e al cinema, propone un’operazione che ritrae il cattivo funzionamento di una società in decadenza, dove non c’è possibilità di riscatto, dove si è condannati ad un’esistenza priva di qualità.

La protagonista, del resto, è una vittima del meccanismo in cui vive che, presa da un raptus, diviene carnefice, privandosi di una sua stessa ragione di vita: anche il tono di voce che la signora adotta fin dalle prime battute, è segnato dall’ansia, dalla disperazione del sentirsi chiusi in una gabbia dove il primo elemento assente, è la speranza di poterne uscire; la tensione per un’esistenza frustrante diviene così il motore per un atto di assoluta e disarmante violenza.

Carla Manzon, favolosa interprete, ha scelto di cimentarsi in questo ruolo dopo aver letto il monologo: da tale esperienza, è nata la volontà di collaborare con il regista, Francesco Migliaccio, per mettere in scena “Niente, più niente al mondo”. La violenza delle parole, i riferimenti dettagliati e determinati alla realtà mediatica sembrano, attraverso il fluire del delirio della donna, il ritratto di un ‘archetipo’, di una vicenda tanto simbolica, quanto inconcepibile per molti aspetti.

Un ruolo decisivo è occupato dalla musica: i pezzi, eccezione fatta per Il cielo in una stanza di Gino Paoli, sono affidati ai Miura, l’ala più rock degli ex Timoria, un gruppo di recente formazione che sottolinea, attraverso due brani (“Crim” e “Orchidea di ruggine”), la tragicità dei fatti, la disperazione della follia che chiude il cerchio di questa famiglia ‘violata’.
Particolare attenzione deve esser rivolta infine alle luci di Luca Bronzo, giocate esattamente su un rapporto di continuità tra cromìa e situazione, tra interiorità ed esteriorità, tanto da alternare il giallo pallido della narrazione, al rosso del delitto, fino al nero dell’apice drammatico.

Uno spettacolo intenso, volutamente ‘fastidioso’ nella capacità concreta di ferire lo spettatore, di mostrargli una realtà ‘scomoda’ anche se vicina, anche se diffusa.

NIENTE, PIU’ NIENTE AL MONDO
di Massimo Carlotto
con Carla Manzon
messa in scena di Francesco Migliaccio
musiche Miura