Paolo Sorrentino si racconta al bif&st dopo l’Oscar

.... "che questo romanzo abbia inizio"

Al Bif&st 2014, il regista Premio Oscar, Paolo Sorrentino, con la sua indole tranquilla, puntellata su un’ironia spontanea ed esilarante, ci ha raccontato dei suoi inizi fino al prestigioso premio americano.

Un inizio molto divertente, con il senno di poi ovviamente – che non è stato molto incoraggiante “Il primissimo lavoro che ho fatto, era in produzione, i posti di assistenza alla regia erano stati già assegnati e io ero arrivato troppo tardi. Non era il mio campo, quello della produzione … E tra i vari disastri combinati, persi il girato del giorno, lasciandolo in macchina… con la macchina aperta!”

Che cosa vuol dire fare il regista?

“La regia è il rifugio del dilettante concentrato!
_ Fare il regista prevede la possibilità di avere un atteggiamento da dilettante, ma occorre una concentrazione molto seria.
Non necessariamente i registi bravi sono quelli che hanno una conoscenza approfondita delle tecniche. Certo questa può aiutare, ma può anche essere un legaccio.”

Cosa trova noioso in un film?

“Il regista che si mette in cattedra, che dà giudizi morali, lo trovo noioso e claustrofobico. Anche perché il regista moralista vuole dare da subito la sua opinione, non arriva alla fine.”

Cosa caratterizza i personaggi che racconta?

“Mi interessano gli asociali, che non sono necessariamente trasgressivi, ma manifestano una certa forma di disagio nello stare in società, creando, in questo modo, dei conflitti.
_ Andreotti era un asociale. Era un grande comunicatore, solo apparentemente un tipo a cui piaceva stare in società.
_ E così anche Jep è un grande frequentatore di avvenimenti sociali, perché gli permette di rimandare l’incontro con sé stesso!
_ Con La Grande Bellezza ho raccontato Roma, l’Italia e gli stati d’animo, le possibili forme di disperazione e di gioia degli esseri umani.”

Su quali elementi si basa la costruzione dei suoi film?

“Sull’idea e sul linguaggio! Un film italiano, cioè fuori dal circuito della grande distribuzione americana, deve lavorare contestualmente sull’idea e sulla trama. Ultimamente si lavora solo sull’idea e si trascura la forma. E poi le idee quando durano una giornata e il giorno dopo non ci pensi più, sono trovate non idee. L’idea da sola per un film di nicchia non basta. Gli Americani possono permetterselo. Noi no.
_ Io cerco di far attenzione al linguaggio, assecondando i miei codici di grammatica cinematografica.
_ Ho trascorso un’adolescenza piena di film da cineforum. Ma quando ho pensato a un film da fare, come regista, sono sempre stato molto attento a cosa potesse interessare il pubblico e cosa no.”

Ci sono state critiche negative al suo ultimo film che ha apprezzato?

“Sì, quelle che motivavano la superficialità del film nel raccontare tutto e niente, nello sfiorare le cose… Ma del resto Jep è così! L’unica forma di profondità che conosce è quella istintiva, naturale, quella legata al ricordo del primo amore.
_ Il vero problema è che qui, in Italia, non ci si mette d’accordo su cosa sia un film. Un film non dev’essere necessariamente una rappresentazione veritiera della realtà. Questo è pacifico ovunque, ma non qui.
_ Un film deve essere coerente al suo interno, ma non legato alla realtà, altrimenti si parla di altri generi.
_ Le critiche in questo senso sono il riflesso di un’ignoranza.”

Cosa c’è nel prossimo futuro di Paolo Sorrentino?

“La Parte più bella del lavoro è lavorare. E voglio farlo finchè mi regge il fisico!!”

Foto a cura di Alcide Boaretto Copyright © NonSoloCinema.com – Alcide Boaretto