“Spettri” di Ibsen al Teatro San Babila di Milano

Un Osvald sopra le righe

Negli allestimenti di Spettri, sono soprattutto le scelte interpretative relative al personaggio di Osvald a far discutere. Le cronache teatrali riportano, ad esempio, le perplessità sull’interpretazione che ne diede Ermete Zacconi nel 1892, nella prima messa in scena italiana. In questo nuovo allestimento del Teatro Stabile di Bolzano, a balzare subito all’occhio, e all’orecchio, è la stridente diversità di impostazione tra due attori di solida impostazione “classica” come Patrizia Milani e Carlo Simoni e l’interprete che ricopre la parte di Osvald. Sorprendentemente, il ruolo è infatti stato affidato a Fausto Paravidino, un attore che di solito è impegnato su un repertorio ben diverso (spesso su testi propri). Paravidino disegna un Osvald nevrotico, spesso rannicchiato su se stesso, che piange e si dispera in modo esasperato. Questa scelta così marcata, e così distante dalla recitazione degli altri interpreti, non ci ha molto convinto: a volte calamita l’attenzione su di sé, sviandola dall’azione, fino a produrre in alcuni passaggi effetti quasi parodistici.

Molto persuasiva ci è parsa invece Patrizia Milani, attenta a rendere tutte le sfumature e i contrastanti moventi (difendere l’onore della famiglia, proteggere il figlio dalla verità sul padre, ma, allo stesso tempo, impedire che il rapporto con Regine prosegua) che stanno dietro le azioni e le parole di un personaggio complesso come Helene Alving. Meno sfaccettato è il Manders che esce dall’interpretazione di Carlo Simoni: per quanto il pastore rivesta cariche di rilievo, assuma pose autorevoli e rivendichi voce in capitolo sulle vite degli altri, è un personaggio che sembra connotato soprattutto dalla sua inadeguatezza (si lascia giocare con facilità dal furbo Engstrand, commette l’imprudenza di non assicurare l’asilo, sbaglia costantemente riguardo alle reali intenzioni degli altri). Simoni enfatizza, con i gesti e le espressioni, lo smarrimento del suo personaggio, la sua incapacità di comprendere quello che gli accade intorno.

È dunque un Manders ben diverso da quello che – secondo il critico Roberto Alonge (si veda l’introduzione all’edizione degli Oscar Mondadori) – emergerebbe dal testo di Ibsen: “Manders non è riducibile al cliché del moralista, dell’interprete di una vecchia etica religiosa… In Manders c’è un accento altisonante, che può sembrare retorico ma che invece è autentico, viene dal profondo… è un uomo con un suo charme, con una sua poesia”. In questo allestimento (si veda, ad esempio, l’iniziale dialogo in cui Osvald alza la voce per ribattere alle parole del pastore sulla immoralità degli ambienti artistici: la vera immoralità l’ha vista nel comportamento di padri e mariti che si pretendono rispettabili), Manders appare, al contrario, come portatore di una morale ipocrita e fasulla.

E così, se la citata introduzione ritiene che le parole con cui Helene “riabilita” il marito siano una menzogna, un artificio retorico (“Helene Alving prova pateticamente a distinguere, con acrimonia bizantina, fra ozio e gioia di vivere”, p. 24), assistendo a questo allestimento verrebbe, al contrario, da pensare che Helene dica quelle parole con convinzione e che quella distinzione non sia “bizantina” ma abbia un reale valore per la comprensione del significato del testo. Quelle parole segnano il definitivo allontanamento dalla morale di Manders (ormai uscito di scena) e ci sembrano da mettere in relazione col dialogo tra Manders ed Helene sui libri che questa dovrebbe o non dovrebbe leggere (dialogo che già aveva sancito un primo distacco creatosi tra i due, con la donna non più disposta a farsi dettare il comportamento dal pastore).

Per questo allestimento la regista Cristina Pezzoli e lo scenografo Giacomo Andrico hanno scelto di far muovere i cinque personaggi in uno spazio simbolico ed essenziale, nel quale gli “spettri” del passato appaiono sulle due pareti laterali o sul telo posto sul fondo in proiezioni che a momenti creano suggestivi effetti visivi.

SPETTRI
di Henrik Ibsen
Produzione: Teatro Stabile di Bolzano – Traduzione di Franco Perrelli – Drammaturgia di Letizia Russo
Regia: Cristina Pezzoli – Scene: Giacomo Andrico – Costumi: Rosanna Monti
Interpreti: Patrizia Milani, Carlo Simoni, Alvise Battain, Fausto Paravidino, Valentina Brusaferro
Al Teatro San Babila di Milano dal 10 al 29 gennaio 2012
www.teatrosanbabila.it