Venezia 65. – Concorso
Iraq. Sotto il violento sole mediorientale si consuma lo stillicidio di una guerra quotidiana. Il conflitto ha due volti: quello noto e riconoscibile dei marines americani e dei loro alleati in uniforme, e quello indistinto e celato degli attentatori dinamitardi, potenzialmente nascosti sotto le vesti di ogni civile. Mancano 38 giorni al cambio per la compagnia Bravo. Il sergente MT Samborne (Anthony Mackie) e lo specialista Owen Eldrige (Brian Geraghty) hanno appena perso il comandante della loro unità di artificieri in un’esplosione. Ora è lo spavaldo e irruento sergente William James (Jeremy Renner) a comandare il trio di specialisti nel disinnescare gli ordigni esplosivi artigianali disseminati per le strade irachene. Un lavoro difficile e rischioso, nel quale non si può fallire. Di giorno in giorno un’esperienza sconvolgente, traumatizzante ma, per alcuni, un’emozione assuefacente che non può essere vissuta in nessun altro modo.
La guerra in Iraq sembra aver perso la sua notiziabilità negli ultimi mesi. Gli oltre quattromila soldati americani uccisi non sono certo tra i principali argomenti che i media statunitensi vogliono trattare. Così ci pensa il cinema, questa volta con la splendida cinquantasettenne Kathryn Bigelow, a ricordarci che in Iraq si muore ancora. The Hurt Locker però, al contrario di pellicole originali come In the Valley of Elah o rivoluzionarie come Redacted, sceglie la strada forse più convenzionale del racconto “emozionale”, concentrando l’attenzione della macchina da presa su un corpo d’elite e la tensione nervosa a cui viene costantemente sottoposto.
Pochi fronzoli – se non alcune finezze formali, imputabili forse alla formazione pittorica della regista americana – per un film tanto asciutto nello stile quanto attento a non divagare troppo dal soggetto principale, spettacolarmente incentrato sulla follia esplosiva che accomuna, seppur con motivazioni opposte, attentatore e artificiere, due facce di una guerra che può uccidere sul colpo o, quando non se ne può più fare a meno, nell’anima. Il deserto, il caldo, lo stato di allerta permanente, la dipendenza dall’adrenalina e dalle emozioni forti, un universo quotidiano di paura o grande eccitazione, con due sole alternative: sopravvivere o morire. Non c’è nulla che possa emulare le sensazioni estreme vissute sul campo, con le tronchesi in una mano e i detonatori, pronti a innescare l’ordigno, nell’altra. Un movimento brusco, un filo sbagliato ed è tutto finito.
Girato impeccabilmente dalla regista di Point Break e K-19: The Widowmaker, The Hurt Locker, trascura il contesto per dedicarsi interamente ai protagonisti, appiattendo per certi versi la narrazione sulle azioni ripetitive di William James e del suo team, militari volontari sempre sul filo del rasoio. Le belle immagini non bastano però a rendere la complessità di una situazione drammaticamente intricata come quella irachena, né a rivelare fino in fondo gli animi dei soldati. Ispirata al reportage giornalistico di Marc Boan (giornalista corrispondente dal fronte che ha partecipato anche alla sceneggiatura del film sopracitato di Haggis), la pellicola si nutre dell’inevitabile tensione prima della detonazione, restituendo però solo una visione parziale di un conflitto che pretende invece di esser raccontato per quello che è.
Titolo originale: The Hurt Locker
Nazione: U.S.A.
Anno: 2008
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 131′
Regia: Kathryn Bigelow
Sito ufficiale:
Cast: Ralph Fiennes, Guy Pearce, David Morse, Jeremy Renner, Christian Camargo, Brian Geraghty, Sam Redford, Kate Mines
Produzione: First Light Production, Kingsgate Films
Distribuzione: Videa CDE
Data di uscita: Venezia 2008
2008 (cinema)
10 Ottobre 2008 (cinema)