Dalla presenza sulle scene di un grande artista non ci si può aspettare di certo le stesse prestazioni che molti anni prima lo hanno consacrato a livello internazionale, se si vuole gustare appieno il frutto della sua maturità. Ancor di più se il violinista in questione accosta al suo percorso un’evoluzione allargata anche alla scelta del repertorio, presentandosi, da infallibile solista qual era, come parte di una formazione cameristica. Ecco perché l’arrivo a Pordenone di Shlomo Mintz, forte del successo riscontrato qualche sera prima all’Amiata Piano Festival della Fondazione Bertarelli sulle colline di Grosseto, è stato atteso con ancor più trepidazione.

Al centro di allargati festeggiamenti dovuti all’importante traguardo dei sessant’anni, anticipati dall’etichetta Deutsche Grammophon con l’uscita di tutti i suoi dischi riuniti in un unico cofanetto, il leggendario violinista si unisce in trio alla violoncellista Silvia Chiesa e al pianista Maurizio Baglini, in un programma che ripercorre parte delle sue origini, un omaggio alla Russia che lo ha accolto nei primissimi anni della sua vita.

A introdurre il Trio di Čajkovskij, il meno eseguito Trio di Arenskij la cui carica musicale lo affianca idealmente a quello del suo connazionale. Sebbene molto diversi tra loro, i due Trii presentano come unico punto di contatto l’esigenza di appellarsi al senso drammatico dell’elegia che, se nell’op. 32 di Arenskij anticipa il Finale, in Čajkovskij si diffonde sin dal suo primo movimento, ad imprimere l’omaggio del compositore all’amico e collega Nicolaj Rubinstejn.

L’unione dei tre musicisti riporta alla mente lo spirito che riunisce i più grandi solisti nei programmi cameristici dei ben noti festival internazionali, se non fosse per il sincero rapporto di amicizia che alimenta la loro presenza sullo stesso palcoscenico, anticipato dal nutrito rispetto reciproco. É forse questo il sentimento che invigorisce maggiormente l’intera esecuzione, permettendogli di sfiorare le vette, in termini di intensità e di trasporto, del primo movimento del Trio di Čajkovskij e della variazione in forma di fuga del secondo tempo.

Così alcune ruvidità nella sonorità del violino, unite a qualche precauzione di troppo nel volume del violoncello, trovano nel pianoforte di Baglini la direzione ideale e il più profondo motivo di coesione in un’irrefrenabile conduzione musicale che non conosce mai momenti di staticità, come dimostra il fuori programma, su firma di Shostakovic, in grado di esaltare maggiormente le caratteristiche proprie di un incontro fortunato.

Pordenone, 12/12/2017 – Teatro Verdi Pordenone – Stagione 2017/2018 – SHLOMO MINTZ, SILVIA CHIESA E MAURIZIO BAGLINI – violinoÊShlomo Mintz – violoncelloÊSilvia Chiesa – pianoforteÊMaurizio BagliniÊ
– Foto Luca d’Agostino/Phocus Agency © 2017
Pordenone, 12/12/2017 – Teatro Verdi Pordenone – Stagione 2017/2018 – SHLOMO MINTZ, SILVIA CHIESA E MAURIZIO BAGLINI – violinoÊShlomo Mintz – violoncelloÊSilvia Chiesa – pianoforteÊMaurizio BagliniÊ
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