Sale la febbre sanremese. A pochi giorni dall’inizio del Festival e mentre si definiscono le squadre del Fantasanremo, stampa, web e social sono già da settimane in fibrillazione per l’edizione n.74. Un’edizione che già dai preascolti riservati ai giornalisti preannuncia un’ampia fascia media, senza una “Brividi” o una “Due vite”, ma con qualche nome sul quale scommettere (Negramaro in primis) e una buona presenza della quota rap (seppur edulcorata) che sta esaltando i giovanissimi (abbiamo ragione di credere che anche quest’anno gli ascolti premieranno l’Ama 5). Prima volta all’Ariston per i 3 vincitori di Sanremo Giovani: Clara, BNKR44 e Santi Francesi.
Abbiamo avuto modo di intervistare proprio questi ultimi, alias Alessandro De Santis e Mario Lorenzo Francese, già vincitori dell’edizione 2022 di X-Factor, che portano in gara “L’amore in bocca”, canzone scritta a sei mani con Cecilia Del Bono, nata da un errore di scrittura, con un sound che strizza l’occhio agli anni ’90 e dal grande appeal radiofonico. La sera dei duetti al loro fianco ci sarà SKIN e insieme interpreteranno Halleluja di Leonard Cohen e non vediamo l’ora di sentirli dal vivo.
Nella video intervista che avete rilasciato per Sanremo Giovani avete dichiarato che se foste saliti sul palco dell’Ariston avreste provato panico e agitazione, superati grazie all’adrenalina. Confermate questa sensazione ora che è diventata una certezza?
Assolutamente sì. È come un mantra, una cosa che succede tutte le volte. Pur avendo frequentato vari palchi importanti (Sziget, ndr) e sentito diversi livelli di tensione addosso. Però prima di ogni esibizione il nostro livello di tensione ogni volta è lo stesso, almeno finché non parte quel click in cuffia che il pubblico non sente ma che segna l’inizio di tutto. Lì tutto scompare.
Avete letto qualcuna delle pagelle dei giornalisti presenti ai preascolti dei brani in gara? Se sì, c’è qualche frase / commento che vi ha colpito di più?
AL: Intanto pensiamo sia davvero un lavoro infame quello che hanno fatto i giornalisti. Io non sarei capace di ascoltare 30 canzoni di fila solo una volta e recensirle.
MA: Molti hanno messo in evidenza questa cosa. Che questa canzone necessita di un secondo ascolto. E questo ci ha fatto piacere perché significa che forse c’è qualcosa in più.
AL: Ci capita spesso di non arrivare subito alle persone. Ci ha colpito in particolare una critica. Qualcuno ha scritto “questa canzone mi ha lasciato con l’amaro in bocca”. Per noi è una vittoria gigantesca. A riprova del fatto che la musica non deve essere sempre confortevole, deve anche spostare, infastidire.
Voi siete piemontesi. Quanto hanno influito, se hanno influito, Subsonica e Marlene Kuntz nella vostra formazione musicale?
AL: Soprattutto i Subsonica hanno influito molto. Io ho avuto proprio un periodo Subsonica e sono fissi nella mia playlist, anche se ero piccolo. Per noi ascoltarli significa proprio un ritorno all’infanzia. Forse l’artista piemontese che più ci ispirato è stato COSMO, uno dei migliori artisti italiani secondo me.
In un’intervista a VanityFair ho letto una vostra frase che mi ha particolarmente colpita in positivo: “stiamo cercando di lavorare per eliminare i residui di mascolinità tossica che restano in noi e, in generale, un po’ in ogni uomo.” Quanto pensate possa contribuire la musica a costruire una narrazione diversa rispetto a questo tema, soprattutto per i giovanissimi?
AL: Questo è un tema delicatissimo. Pensiamo che questo cambiamento di narrazione, ma non solo, debba passare anche dagli uomini. Lo dico in modo proprio becero: sono convinto che ogni artista possa dire ciò che vuole come vuole, senza portarsi addosso il peso della responsabilità reale di quello che dice. Siamo essere umani, ma un conto è ciò che si scrive o canta, un conto ciò che si pensa davvero. Molti artisti interpretano un personaggio, non sono davvero sé stessi, indossano maschere. Non penso sia giusto che un artista debba per forza passare dal sociale e portare il fardello di una qualche battaglia. Però nel momento in cui come personaggio pubblico, diventi influente, soprattutto per i più piccoli, devi calibrare con una precisione millimetrica ciò che si vuole dire e i messaggi che si vogliono comunicare. La musica è un vagone importante per una serie di temi, ma non deve esserlo per forza. Noi siamo fan anche dello sgonfiare il senso della musica. Sono solo canzoni. Per un cambiamento più ampio, penseremo piuttosto all’educazione sessuale e non a scuola, in famiglia. Ma è un percorso che il tempo porterà a termine insieme a tanti piccoli gesti e tante piccole modifiche nel nostro stile di vita quotidiano.
Si è detto di voi più volte che siete portatori sani di gentilezza e buoni sentimenti. Pensate che il vostro successo e l’apprezzamento da parte dei giovani dipenda anche da un ritorno di moda della timidezza, della gentilezza e dei buoni sentimenti che cantate, anche in termini di linguaggio?
MA: Speriamo! Ce lo auguriamo davvero. Questa canzone ne è un esempio forse. Essendo scritta sia da noi, sia da Cecilia Del Bono, si discosta dal genere. Potrebbe cantarla chiunque, sia un uomo, sia una donna.
Siete in controtendenza anche rispetto ai social. Alessandro, è vero che hai cancellato l’app di Instagram tempo fa? Pensate che un artista oggi possa davvero fare a meno di essere presente e attivo sui social?
AL: No, non credo sia possibile, almeno non per un artista emergente. Sarebbe un grande obiettivo e una grande speranza. Sì, ho cancellato l’app di Instagram e tutti i social. L’avevo già fatto in passato. È un modo di entrare a gamba tesa sul mio narcisismo. Io ho molta paura dei social. Hanno un grandissimo potenziale, ma sono una gara continua. Penso che nessuno dovrebbe sottoporsi a un numero così alto di giudizi. Almeno per me, io ho bisogno di una realtà più piccola, fuori dal fuoco incrociato. Forse più nascosto, ma sano di mente.