“Pane e tempesta” di Stefano Benni

Chatroulette al bar sport

Nello storico Bar Sport di Montelfo carosellano i balordi personaggi di un paesino di provincia minacciato dalle ruspe in procinto di spazzare via tutto per costruire un centro commerciale stile luna park. Cederanno i nostri alle lusinghe della modernità o difenderanno strenuamente la loro verace semplicità?

La risposta è scontata per chi conosce Benni. Di certo l’oste Trincone non si potrà trasformare in un raffinato creatore di cocktail colorati con ombrellini, né è possibile spacciare i valori costruiti in anni di fatiche e onestà, anche se un po’ grezzi e non proprio à la page, con la ribalta luminosa della globalizzazione.

Ne viene fuori, sempre con l’umorismo grottesco e iperbolico di Benni, un quadro dei molti bar sport sparsi nei paesini italiani che sono vissuti fino ad oggi un po’ nell’isolamento e lontani dalle logiche della tecnologia e della modernità, ma che grazie a ciò hanno potuto mantenere la propria integrità e la vogliono conservare. Questa semplicità, paragonabile a quella dei bambini, non è frutto di ignoranza e povertà, ma frutto di anni trascorsi a mangiare pane e tempesta, di generazioni che insieme hanno saputo fare sacrifici ed affrontare e superare mille difficoltà. Generazioni che ancora capiscono il valore delle cose semplici.

Questa la sintesi, ma negli oltre trenta capitoli si rincorrono personaggi di cui è difficile ricordare tutti i nomi bizzarri: Nonno Stregone, Piombino e Alice, Ispido Manidoro, Grandocca, Giango, Sofronia e Rasputin, Tore, Trincone l’Amoroso e mille altri. Ognuno ha la sua storia esilarante che riesce anche a risvegliare ricordi e nostalgie in tutti coloro che hanno vissuto gli anni ’70 giocando con le biglie di vetro, raccogliendo castagne nei boschi e frequentando l’immancabile combriccola del bar sport.

Non mancano gli spunti attuali, dagli incontri romantici online, alla celebrazione televisiva a tutti i costi, alla storia di Inclinato e del suo monumento di martire o eroe della resistenza o simbolo delle specialità locali o ragazzo azzurro, a seconda dei risultati delle elezioni. La forza dei messaggi che passano è efficace proprio per il gioco del paradosso, per la gentilezza, l’ironia e l’assenza di polemica con cui sono proposti. E’ un punto di vista, semplice e un po’ rozzo, ma assolutamente vero.

Non lo si può forse definire un romanzo con una trama vera e propria, ma piuttosto una gara di racconti, episodi e personaggi di strepitosa fantasia e ironia intelligente, che tra le irrefrenabili risate fa riflettere il lettore.

Stefano Benni, Pane e tempesta, Feltrinelli, I Narratori, 2009, pp.248, € 16.00.