“Truka” di Pietro Roccasalva

“Per l’impegno e l’ambizione. Perché è riuscito a sorprendere con la sua ambiguità e complessità visionaria. Per la volontà di riconoscere le radici culturali della tradizione italiana. Per la sua inventiva e versatilità tecnica che è riuscita a riportare nel quadro ciò che era fuori.”: queste le motivazioni che hanno portato Pietro Roccasalva (Modica, 1970) a vincere, nel 2005, il “Premio Furla per l’Arte”, uno dei riconoscimenti per giovani artisti ad oggi reputato fra i più rinomati nel panorama italiano. Ed è proprio a lui, già emerso nella scena internazionale, che la “Project room” della “Galleria d’arte Moderna e Contemporanea” di Bergamo dedica la prima personale.

Roccasalva rielabora, riduce e riproduce l’immagine utilizzando il computer. Per l’occasione ha realizzato tre opere inedite, che rappresentano l’ennesima delle sue tipiche “situazioni d’opera”, locuzione verbale con cui l’artista definisce un serie di “installazioni” composte da “video”, pittura, scultura e “tableaux vivants”, tutte collegate fra loro da un sistema ora coerente ora antitetetico a una tematica originariamente predefinita. Il titolo della mostra, Truka, prende il nome da un congegno usato in passato dall’industria cinematografica per produrre degli effetti speciali, raramente realizzabili nelle riprese e quindi creati appositamente in fase di montaggio. Proprio la stessa “Truka” che il regista sovietico Andrei Tarkovsky utilizzò per la realizzazione del “fermo immagine”, poi usato nella prefazione al suo Andreij Rublëv (1969), fotogramma da cui nasce il filmato in 35mm di Roccasalva, opera fulcro della rassegna.

Nel prologo della pellicola originale un contadino inizia un viaggio in mongolfiera che termina in modo tragico: lo schianto a terra dell’uomo dopo soli pochi minuti di ascensione. Pietro Roccasalva leva il fotogramma del suolo, l’istante che precede il tonfo, e lo ripropone per sette minuti continuati, mentre il sonoro – in lingua originale – riprende vita in uno straniante fuori campo. L’attenzione e lo studio rivolti all’attimo che precede il “climax” dell’avvenimento si ritrovano anche nei restanti due lavori che compongono lo stato d’opera: Clinamen, una scultura composta da una “cometa” di pelo pitturata, fissata alla cima di un’asta per il salto in alto, colta anch’essa nel momento d’arresto, e The Skeleton Key 3, un pastello di grandi dimensioni che riproduce il viso di un ascensorista, un soggetto frequente nell’iconografia dell’artefice, sorpreso nell’atto di subire una raccapricciante metamorfosi. Ambedue i lavori contribuiscono alla messa in scena, poiché esprimono un determinato stato di tensione di cui il “video” si fa portavoce e poiché, nella loro posizione laterale e nelle particolarità formali, concorrono a fare del “video” il protagonista assoluto. Se le due “installazioni”, ad una seconda visione, divengono pressoché archetipi dell’essenzialità naturale del maschile e del femminile, il “video” all’opposto resta vago, indefinibile, nebuloso.

Il campo d’azione specifico del prodotto visivo di Pietro Roccasalva è senza dubbio la pittura, anche e soprattutto nei suoi ambienti, “istallazioni”, sculture, “video” e immagini digitali. Le sue opere o “situazioni d’opera”, come l’artista stesso le definisce, sono infatti strutture estremamente variabili, che visualizzano l’intero processo che conduce all’elaborazione e alla effettuazione di un’immagine in pittura. Questo procedimento – condotto costantemente in solitudine – è sviscerato e reso visibile con pratica anatomica in ogni sua fase, e si manifesta a sua volta in un lavoro autonomo, dotato di una propria dimensione estetica. L’artista in questo modo conduce l’osservatore in un ambito di doppie e triple proiezioni, in cui una realtà artificiale è il punto d’inizio per la creazione di un’altra realtà, a sua volta in grado di concepire un’ennesima e successiva simulazione. Il lavoro di Pietro Roccasalva tenta quindi di riscontrare le condizioni di resistenza della pittura, una volta che ha assunto in sé l’automatismo della riproducibilità dell’immagine e la dimensione dell’artificiale. L’intero sistema allestisce un concentrato delle convenzioni che sovrintendono alla costruzione di un’immagine – simulazione, proiezione, sintassi iconografica -, come a voler eseguire l’autopsia della pittura tramite la creazione e l’accettazione di un corpo nuovo, artificiale e seriale.

L’intero progetto è documentato nella prima monografia – che sarà disponibile solo da ottobre, e non se ne capisce il motivo – dedicata al lavoro dell’artista edita da “JRP I Ringier” di Zurigo, con testi di Barry Schwabsky e di Alessandro Rabottini, assieme ad uno scambio d’idee tra l’artista ed Edoardo Gemmi, curatore della “Fondazione Davide Halevim” di Milano.
La proiezione del film Andreij Rublëv – D’Après A. Tarkovsky – si svolgerà dalle ore 15.00 alle ore 19.00. I visitatori muniti di biglietto emesso nella mattinata potranno ripresentarsi con lo stesso nel pomeriggio, per potere così assistere gratuitamente alla proiezione del cortometraggio.

Pietro Roccasalva. Truka
“Eldorado”
A cura di Alessandro Rabottini
“GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea”
Via San Tomaso, 53
Tel 035 270272 info@gamec.it
http://www.gamec.it
Dal 06 giugno 2007 fino al 29 luglio 2007
Orari: da martedì a domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00
Giovedì dalle ore 10.00 alle ore 22.00
Biglietti: intero 4,00 €, ridotto 2,50 €