Fare un adattamento di un romanzo è sempre una scelta coraggiosa, soprattutto se il romanzo in questione è il Gattopardo, sia per il successo riscosso dal libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che per il positivo riscontro di pubblico e critica registrato dalla prima trasposizione per il grande schermo, il kolossal degli anni ‘60 di Luchino Visconti. Tuttavia, ciò non ha intimorito gli ideatori dell’adattamento destinato alla tv, che raggiungerà i nostri schermi con una produzione dell’Indiana Production, disponibile su Netflix dal 5 marzo. Il creatore e ideatore della serie, nonché sceneggiatore insieme a Benji Walters, è Richard Warlow, tra i registi figurano invece i nomi di Tom Shankland, Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti.

Il Gattopardo. Kim Rossi Stuart as Fabrizio in episode 104 of Il Gattopardo. Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2023

La storia è ben nota: evidente è l’intenzione di distaccarsi dall’adattamento cinematografico per prestare maggior fedeltà al libro. L’ambientazione è la Sicilia del 1860 e protagonista è il Principe di Salina, Don Fabrizio Corbera, il cosiddetto Gattopardo, qui impersonato da Kim Rossi Stuart. Sono gli anni dei moti d’unificazione d’Italia e l’aristocrazia siciliana, per quanto ben salda, sente il proprio potere fortemente minacciato. Sebbene il Principe sostenga che la vanità della propria casata sia più forte di qualsiasi esercito si trova costretto a stringere alleanze contrarie ai suoi principi per salvare il futuro della sua famiglia. In un periodo di lotte e morte germoglia un amore, quello tra Tancredi (Saul Nanni), nipote del Principe, e Angelica (Deva Cassel), un sentimento come quasi sempre dalle ricadute contraddittorie, positive per alcuni, ma causa di sofferenza per altri.

Il Gattopardo. (L to R) Deva Cassel as Angelica, Benedetta Pocaroli as Concetta in episode 103 of Il Gattopardo. Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2024

Ciò che colpisce di questo adattamento ambizioso è sicuramente l’estetica dei paesaggi e l’amore che traspare per la Sicilia. Si tratta di una storia tutta italiana, specificatamente siciliana, che tuttavia non è realizzata esclusivamente da una troupe autoctona. Nonostante ciò, l’amore per la Sicilia emerge totalmente, afferma infatti il regista Tom Shakland «Questo libro ha sempre avuto un grande significato per me. Ancora prima di leggerlo, Il Gattopardo aveva uno status mitico nella mia famiglia, perché era uno dei romanzi preferiti di mio padre. Quando l’ho letto per la prima volta durante un viaggio on the road in Sicilia, l’effetto su di me è stato ipnotico. Certo, ero coinvolto nella lotta del Principe per affrontare l’ondata del Risorgimento che travolgeva la sua vita, ma allo stesso tempo non ho mai sentito di leggere qualcosa che parlasse esclusivamente del passato». Prosegue ribadendo il forte fascino che la Sicilia ha esercitato nella sua infanzia, e che ha voluto infondere anche nella serie, in un tripudio di dolci colorati e del sole accecante, descrivendo la Sicilia come un ”banchetto di sensi’’. Il regista, dunque, scrive questa lettera d’amore alla Sicilia, nella quale però, per apprezzarne la natura effimera della sua bellezza era necessario cogliere anche il latente pericolo e decadimento.

Il Gattopardo. Saul Nanni as Tancredi in episode 102 of Il Gattopardo. Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2025

Gli autori, inoltre, si sono serviti delle pagine bianche, delle cose non dette, per approfondire anche personaggi secondari, conferendo loro ancor più veridicità grazie al contributo di studiosi della storia del periodo, con l’obiettivo di dare nel complesso la maggior verosimiglianza possibile alla resa scenica. Particolare l’attenzione, ad esempio, è stata riservata a Concetta (Benedetta Porcaroli), per l’appunto fra i personaggi su cui precedentemente non ci si era soffermati. La cura spazia dalle ambientazioni ai costumi fino alla musica composta da Paolo Bonvino.

Quella trattata è una storia senza tempo, l’attualità del romanzo è indiscutibile, più che mai nella fatidica frase pronunciata da Tancredi «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Nella vicenda vengono approfondite le traversie di una generazione a cavallo fra i vecchi tempi e i nuovi. È evidente l’intento di dare un respiro internazionale a una storia italiana. Tuttavia, il prodotto, che si presentava già di per sé molto rischioso, viene realizzato attraverso l’impiego di strutture narrativo-stilistiche tipiche delle produzioni di Netflix, con esiti non molto convincenti.