“A Casa Tutti Bene” di Gabriele Muccino

Il programma della giornata è basico: arrivo sull’Isola con battello, celebrazione in Chiesa, pranzo alla villa e poi ritorno sulla terra ferma. Il meteo sconvolge i piani. Una tempesta impedisce alle barche di salpare. La famiglia dovrà passare insieme un altro giorno.
Gabriele Muccino torna a girare in Italia un film “famigliare”. Scritto dal regista insieme a Paolo Costella con la partecipazione di Sabrina Impacciatore, A Casa Tutti Bene prova a raccontare cosa c’è sotto l’apparenza di una famiglia felice. E lo fa attraverso lo schema classico di Muccino: presentazione dei famigliari che diventano animali al macello per poi finire con un sorriso amaro in bocca, a far buon visto a cattivo gioco, e rattoppi che prima o poi si scuciranno di nuovo.
Un formidabile cast, quasi un amarcord da L’Ultimo Bacio, mette in scena un dramma famigliare dove a sopravvivere sono la coppia che ha esperienze, e ha già detto e fatto di tutto contro sé stessa, e due giovani alla scoperta di sentimenti puri circondati da persone logorate dal non averne più. Il resto è uno sfacelo di adulti viziati incapaci di comunicare tra di loro. C’è chi fa del suo meglio per mandare avanti la famiglia, chi è insicuro, chi vorrebbe eterne possibilità sebbene incapace di mettere la testa a posto, chi è ancora un quarantenne immaturo, chi deve affrontare una scelta difficilissima e chi ostinatamente sceglie di non vedere per mantenere unita una famiglia infelice.

Una storia corale per chi ama il genere che di solito Gabriele Muccino tratta nei suoi film. A Casa Tutti Bene è un melodrammone nemmeno troppo urlato per gli standard del regista, che tratta alcuni risvolti piuttosto superficialmente (la malattia, per esempio), altri in modo fastidioso (le stupide litigate tra donne) e ancora altri invece sono quasi realistici (la scena in hotel con Impacciatore e Morelli).
Esce il giorno di San Valentino. Forse non il migliore augurio per le coppie che andranno a vederlo.