Sono stati più di 70 i bambini abusati da padre Bernard Preynat, nella parrocchia di Lione, tra il 1980 e il 1990. Le giovani vittime hanno atteso 25 anni prima di riuscire a liberarsi dal peso di quelle orribili attenzioni, dopo anni di tormenti e dubbi.

Molti di loro hanno avuto in seguito problemi psicologici e sessuali, altri hanno cercato di gettarsi il passato alla spalle, altri sono diventati apostati. Ma quando Alexandre Guérin, una delle vittime ormai adulto e padre di famiglia, scopre che a quel sacerdote, che pare ormai un innocuo settantenne, sono ancora affidati dei bambini per la catechesi, non può più mantenere il silenzio. Altri bambini, forse persino i suoi stessi figli, sono a rischio.

Alexandre è il primo a parlare. Poi altri, a catena, prendono coraggio e lo seguono. Si scopre così che a suo tempo i genitori denunciarono, ma tutto fu insabbiato e nessuno ebbe il coraggio di andare fino in fondo. Ma ora, anche grazie alla fermezza di Papa Francesco, i tempi sono finalmente maturi per “La Parole Libérée“, La parola liberata, il nome del sito internet di auto aiuto creato dalle vittime stesse.

Dice il cardinale Barbarin “Grazie a Dio quei fatti sono ormai prescritti”. È proprio quel “grazie a Dio” che stride, che fa orrore e che rivela la volontà di fondo di continuare a tacere. Il film di Ozon, che si basa sul libro Grâce à Dieu, c’est prescrit di Marie-Christine Tabe, si basa su tali vicende reali e si concentra sul fatto che la Chiesa abbia insabbiato per decenni fatti noti e denunciati.

Il film è quanto più possibile asettico, imparziale. Ma l’esito del dibattimento è ancora incerto e resta amarezza, disagio e un gigantesco dubbio: “Papà – domanda il figlio maggiore di Alexandre – credi ancora in Dio?”.

IL film, prestato in concorso al Festival di Berlino 2019, è stato insignito dell’Orso d’Argento.