Arrivato alla sua 34° edizione il Torino Film Festival propone in medias res, per la sezione “Festa Mobile”, un film discusso che ha suscitato pareri contrastanti: Sadie. Presentato in anteprima mondiale nel capoluogo piemontese, Sadie si pregia di essere una produzione italo-canadese e di aver trovato proprio nella nostra Torino il luogo idoneo per la sua ambientazione e messa in scena. Amore a prima vista. Infatti, dopo aver visionato alcune location pugliesi, il regista Craig Goodwill si è lasciato conquistare dalle ambientazioni nordiche del territorio, da quell’alone di mistero e maestranza che avvolge ville, casali e giardini.

Luogo scelto, tra i molti, la Reggia di Venaria, residenza Sabauda realizzata durante il ‘600, patrimonio Unesco e topos ideale per l’ambientazione di un thriller psicologico-erotico dai toni surreali e onirici. Infatti è proprio in Italia che il film inizia.  La giovane Sadie Glass (interpretata da una poco convincente Analeigh Tipton) è una scrittrice che si trova in tour per presentare il suo nuovo libro. È in quest’occasione che incontra il suo ex amante Alex (Jacob Cedergreen) e decide di seguirlo in una villa per qualche giorno. Insieme a loro ci sarà anche una misteriosa ragazza italiana, Francesca (Monica Gastini), che da subito instaura con la giovane scrittrice un rapporto viscerale.

Un triangolo erotico dalle connotazioni a tratti violente, un plot che si articola quasi interamente in diverse location piemontesi, colonne portanti di questo lungometraggio e grazie alle quali si scoprono visivamente luoghi lontani e atemporali. Ma nonostante la scelta di spazi innovativi e surreali, la storia sembra mantenersi in una situazione di staticità, lasciando spesso lo spettatore in un’attesa che da temporanea diviene permanente.

Tuttavia però, da un punto di vista estetico e simbologico, Sadie non rimane certo indietro e trova nei costumi di Cristina Audisio e nelle scenografie di Paola Bizzarri, un senso compiuto. Nero, bianco e rosso sono i colori preponderanti all’interno del film e chiave di lettura di esso. Entrambe le protagoniste sono sempre vestite con tinte antitetiche e, come due pedine all’interno di una grande scacchiera, si muovono tra i pavimenti bianchi e le ampie scalinate della grande villa.

Un film nel quale sogno e realtà si mescolano, rivelando forse, solo alla fine, i veri intenti del regista che, con incertezza, prova a realizzare con la sua opera seconda un mix tra Eyes Wide Shut  e Mulholland Drive. Incorniciandolo tra le mura delle ville piemontesi, Craig Goodwill confeziona un thriller che si sviluppa tra sogno e realtà, come in un labirinto fisico e mentale, nel quale Sadie si muove senza trovare via d’uscita. L’unica soluzione possibile è quella di lottare con se stessa e con i fantasmi del proprio passato.