“La diga di sacchi di sabbia” è il titolo nella versione internazionale. “Argine del coniglio”, quello originale. Infatti un villaggio agricolo dell’interno della Croazia, minacciato da una imminente alluvione, per proteggere l’abitato non si trova di meglio che mettere sacchi di sabbia lungo l’argine del fiume, là dove gironzolano i conigli di un allevatore (da qui il significato dei titoli).
In entrambi i casi il titolo ha a che fare solo con una parte della narrazione e sembra sviare, quasi distrarre dal fulcro tematico. “Ho voluto fare un film principalmente sulle persone, non tanto e non solo sul tema gay – spiega infatti la regista croata Čejen Černić Čanak, classe 1982 -. Ho avuto le mie esperienze di amore proibito e per questo mi sono rivolta al tema dell’omosessualità, dopo che per oltre vent’anni, nel cinema croato, non se ne era più parlato, al contrario che nel resto d’Europa. Qui la società è molto maschilista, machista e patriarcale, ancora oggi”. Il film al quale si riferisce era “Fine dead girls” del 2002, per la regia di Dalibor Matanic: una pellicola tragica e horror, più che gay.
Nel villaggio la vita è sempre la stessa, tra una gara di “braccio di ferro” dove partecipano tutti i bulletti di paese, le partite di pallone e un funerale. In occasione di tali esequie ritorna da Berlino, un giovane, Slaven (Andrija Žunac ), figlio del defunto, cacciato da casa dal padre anni prima. Il suo arrivo riaccende del coetaneo Marko (Lav Novosel) ricordi d’infanzia mai sopiti.
Un film bello e forte, con un effetto quasi felliniano, con le riprese fatte quasi sempre in primo piano, come per “entrare nella testa e nella mente dei protagonisti” dice la regista e infatti te li senti quasi addosso, tutti i protagonisti, con la loro vita difficile e faticosa, con la durezza di modi di chi non bada a sottilizzare, con il realismo crudo della vita permeata di pregiudizi e scarsa di diritti, ma anche con la leggerezza di adolescenti, cui tutto scivola un po’ addosso, lasciando cicatrici ma non togliendo la capacità di giocare.
“Un testo del quale mi sono subito innamorata e per il film ho lavorato sei anni, con difficoltà a trovare interpreti, perché appena sapevano che i protagonisti erano giovani gay, i candidati scappavano. Per i due che ho trovato (bravissimi, va detto!) ero molto preoccupata per le conseguenza che avrebbero potuto avere, dato che son alla loro prima prova sul grande schermo. Se per assurdo il film avesse trattato di assassini e violentatori, avrei trovato più facilmente attori. Al cinema in Croazia ha avuto una accoglienza tiepida da parte del pubblico, ma sono certa che molti lo guarderanno quando arriverà in televisione.
Selezionato al 75° Festival del Cinema di Berlino nel 2025 nella sezione Generation, è in concorso al 40° Lovers, nel 2025 a Torino.
“Sandbag Dam” di Čejen Černić Čanak
Realismo e pregiudizi