“IL VESTITO DA SPOSA” di Fiorella Infascelli

Cronaca di un'amore impossibile

E’ la storia dell’amore tormentato tra una futura sposa da poco violentata e il suo stupratore. In questo paradossale scenario la regista Fiorella Infascelli fa un’accurata e attenta analisi degli animi dei due protagonisti.

“Il vestito da sposa” è il terzo film, dopo “La maschera” (1988) e “Zuppa di pesce” (1992), della regista Fiorella Infascelli, ex assistente di Pasolini nonché figlia di Carlo Infascelli, produttore, sceneggiatore e regista negli anni ’50 e ’60. Si tratta della storia di una giovane e vitale ragazza che alla vigilia delle nozze, proprio dopo le prove del vestito da sposa, viene stuprata da un gruppo di cacciatori.

L’atmosfera di freschezza e vitalità delle prime scene subisce un brusco cambiamento di tono in seguito alla violenza. Da questo momento in avanti inizia il dramma interiore di Stella (nome della protagonista, interpretata da Maya Sansa), che attraverso un lento e doloroso percorso arriverà ad una “rinascita” cancellando tutta la sua esistenza precedente (abbandonando gli studi, allontanando il futuro marito). Testimoni di questo processo sono la natura, spettatrice anche del tragico evento; e la madre di Stella, una intensa Piera Degli Esposti che pare rispecchiare i ritmi della natura stessa. In tutto il film infatti l’ambientazione predominante è la campagna, un paesaggio che sembra stare immobile a guardare passivamente lo svolgersi degli eventi. Ruolo attivo nella ‘nuova’ vita di Stella sarà svolto invece da Franco (Andrea Di Stefano), sarto del suo vestito da sposa. Da subito sappiamo però che egli è anche uno dei violentatori.

Il film gradualmente inizia a seguire le vite dei due personaggi. Ed è come se la regista, dopo aver supportato Stella per tutta la prima parte del film, la lasciasse ora camminare con le proprie gambe. Non risulta però molto credibile, dopo gli eventi subiti, la sua totale fiducia nel prossimo, ed in particolare in Franco, assai ambiguo nei suoi comportamenti. Questi, a sua volta, è analizzato nei suoi continui e bruschi sbalzi d’umore, nei momenti di speranza vissuti con Stella, e nel suo desiderio, spesso violento, di cambiare. Nasce da qui, da questa ambivalenza, tutta la sua umanità; e l’intensa interpretazione (talvolta forse troppo teatrale) di Andrea Di Stefano riesce a far emergere le sue intime paure e il suo tormento. Se dal punto di vista dell’interpretazione degli attori, a partire dalla Sansa (già impostasi all’attenzione del pubblico con “La meglio gioventù” di M.T.Giordana e “Buongiorno notte” di Bellocchio) il film risulta impeccabile, è la paradossalità del soggetto a non convincere.

La Infascelli ha dichiarato di essersi ispirata ad un fatto di cronaca, ma non ha il coraggio di seguire fino in fondo i fatti accaduti e nel finale, molto frettoloso, risolve la vicenda sbrigativamente abbandonando quell’analisi dei personaggi, così accurata nella prima parte. Il finale dunque scivola nel moralismo abbandonando la scelta registica rivolta all’analisi umana adottata durante il corso di tutto il film. Ma la Infascelli si dimostra comunque abile nel cogliere le sfumature degli animi e nel mostrare la dolorosa elaborazione di un trauma, complici anche l’essenziale accompagnamento musicale di Andrea Guerra, collaboratore di noti registi (tra cui Ozpetek) e le suggestive ambientazioni agresti.

Regia: Fiorella Infascelli.
Produzione: Italia 2003.
Cast: Maya Sansa, Andrea Di Stefano, Piera Degli Esposti.

Soggetto e sceneggiatura: Fiorella Infascelli.
Distribuzione Istituto Luce.