“Troiane” di Euripide al Teatro Carcano di Milano

Guerra di Troia e Cnn

Nella sua precedente regia di una tragedia greca, Medea, Marco Bernardi aveva inserito la vicenda in una sorta di cornice, facendola nascere dall’immaginazione di una giovane archeologa che, durante le pause dei lavori di scavo, leggeva l’opera di Euripide. Anche questa messa in scena delle Troiane si pone il problema della vicinanza/lontananza esistente tra noi e il teatro antico. E così se gli dei (Poseidone e Atena) che compaiono all’inizio sono raffigurati come immobili e bianche statue, i personaggi umani hanno costumi che li trasportano nella contemporaneità: Taltibio e Menelao indossano tute mimetiche da militare, mentre Ecuba e le altre donne troiane appaiono come vittime di uno dei tanti conflitti che abbiamo visto in anni recenti sugli schermi dei telegiornali. A sottolineare alcuni passaggi cruciali del testo compaiono poi sullo sfondo le immagini video di alcuni di questi conflitti che si incaricano di “attualizzare” in modo ancor più esplicito la vicenda.

Bernardi non è il primo regista che sottolinea la “attualità” delle Troiane e della condanna della guerra che ne è il motivo conduttore, attraverso l’uso di video (anziché immagini di conflitti contemporanei, l’americano Brad Mays aveva inserito finti reportage in “stile Cnn”). Assistendo allo spettacolo, questa idea può apparire didascalica e un po’ ridondante: attraverso l’accostamento un po’ superficiale di situazioni politiche e storiche assai diverse, sembra voglia suscitare nello spettatore troppo facili associazioni di idee (mi riferisco anche a certe scelte nei costumi: Andromaca come una reclusa di Guantanamo) e un pacifismo generico e poco consapevole.

Ma, nel finale, quando è Taltibio ad imbracciare una telecamerina per filmare le sofferenze di Ecuba e delle altre donne, le immagini di guerre e violenze vengono in qualche modo problematizzate. È questo un Taltibio diverso da quello di altri allestimenti che ricordavamo: in questo caso, è beffardo, sprezzante, cinico, non ha rimorsi e non vede vacillare le sue certezze di soldato nemmeno quando annuncia l’ordine di uccidere Astianatte (la frase “ordini così dovrebbe darli uno con meno sensibilità” è condita da una risatina di scherno). Il fatto che sia un personaggio così connotato ad utilizzare la telecamera, sembra voler mettere in questione il senso dei video che abbiamo visto in precedenza, e di tutti i filmati di guerre che i telegiornali ci portano in casa. Come a dire che spesso queste immagini nascono non da uno sguardo empatico e attento ma da uno sguardo cinico e invadente: invece di stimolare conoscenza e sensibilizzazione, queste immagini – con il loro incessante moltiplicarsi – possono, al contrario, produrre assuefazione e saturazione, anticamera dell’indifferenza e del disinteresse.

Nel finale, la regia ribadisce la sua visione pessimista facendo rientrare in scena Poseidone e Atena, che riprendono a declamare le stesse parole dell’inizio, così da suggerire l’idea di un ineluttabile destino di violenza e di sofferenza che incombe sull’umanità.

Lo spettacolo – che alla “prima” milanese del Carcano è stato accolto da lunghi applausi – si avvale di un’ottima compagnia d’attori, nella quale emergono in particolare la Ecuba di Patrizia Milani e la Andromaca di Sara Bertelà.

TROIANE di Euripide (traduzione di Caterina Barone).
Produzione: Teatro Stabile di Bolzano.
Regia: Marco Bernardi.
Interpreti: Carlo Simoni (Poseidone), Valentina Capone (Atena), Patrizia Milani (Ecuba), Corrado d’Elia (Taltibio), Gaia Insenga (Cassandra), Sarà Bertelà (Andromaca), Riccardo Zini (Menelao), Valentina Bardi (Elena), Valentina Morini, Karoline Comarella (coro).
Al Teatro Carcano, dal 21 novembre al 2 dicembre 2012.