Al MiWorld Young Film Festival – MiWY tanta umanità nei corti dei giovani registi africani

Sono dieci i cortometraggi africani presentati in concorso nella storica sezione competitiva al 33° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina. Quella del Concorso Cortometraggi Africani è la sezione che ogni anno ospita i migliori corti – documentari o di finzione – realizzati da cineasti provenienti da tutto il continente africano e dalla diaspora. Lo scopo è quello di promuovere i giovani registi con particolare attenzione ai nuovi linguaggi e sperimentazioni.

I dieci cortometraggi fanno parte anche della selezione della quinta edizione del MiWorld Young Film Festival – MiWY, che ospita un programma appositamente pensato per rispondere alle esigenze della comunità scolastica, con proiezioni rivolte alle classi della scuola secondaria di primo e secondo grado. E proprio in quest’ottica, all’interno della selezione vi sono alcuni cortometraggi particolarmente interessanti e significativi.

Dusk

A cominciare da Dusk di Awa Moctar Gueye, che riflette sul tema della leadership femminile attraverso la figura della giovane protagonista Binta, decisa a dimostrare ai suoi amici di essere la scelta ideale per la guida del gruppo. Per farlo affronterà la figura misteriosa di Pa Kong-Kong, un uomo che porta una strana borsa sulla schiena e vive solo nella cupa periferia di Dakar, in un coinvolgente percorso di scoperta e affermazione. Dusk condivide con Stero di Tevin Kimathi la tematica dell’affermazione personale, declinata attraverso la figura del piccolo Bruce, che grazie all’immaginazione e a uno spirito ribelle sfida le rigide regole del sistema educativo della sua scuola trasformandosi in un supereroe che rappresenta la sua vera essenza.

Villa Madjo

Con Villa Madjo, la regista Elen Sylla Grollimund imposta invece un interessante discorso sull’identità attraverso la storia della sua famiglia. In questo cortometraggio realizzato con una particolare tecnica di animazione, Grollimund – figlia di un padre bianco nato in Africa e di una madre nera nata in Europa – riflette sulla necessità di trovare, tra molte difficoltà, un equilibrio personale e tra le due identità. E la riflessione sull’equilibrio e sul senso di appartenenza viene ripresa anche in Muna di Warda Mohamed. Muna è un’adolescente somala che vive in Inghilterra, di seconda generazione, che vuole sentirsi libera e seguire i propri sogni, esattamente come qualsiasi ragazzo e ragazza della sua età. La tragica notizia della morte del nonno in Somalia, che lei non ha mai visto né conosciuto, la mette di fronte a sentimenti nuovi, che la spingono a maturare e colmare la dualità in cui si sente scissa tra radici culturali e aspirazioni personali.

Muna