Le recensioni dei partecipanti alla Critics Academy:


“ Ogni bambino che muore per denutrizione oggi è di fatto ucciso” . Queste parole dure che non ammettono replica sono di Jean Ziegler, politico e sociologo svizzero, che da anni si batte contro la povertà e le iniquità sociali. Ma è anche un uomo che ha sempre creduto nella rivoluzione, appoggiando le guerre di indipendenza e la rivoluzione cubana.

Nicolas Wadimoff, oltre ad essere un suo ex alunno, gira il documentario Jean Ziegler – L’Optimisme de la Volonté e ha la bravura necessaria per avere uno sguardo il più possibile oggettivo, ma anche di metterlo di fronte alle sue contraddizioni più profonde.

Jean Ziegler vive nostalgicamente, in una lotta comunista che fu, ma cerca di combattere il capitalismo scrivendo libri, presenziando a conferenze e rilasciando interviste, ma sullo schermo noi vediamo il politico ottantenne dividersi in tre personalità differenti, che però coabitano. C’è lo Ziegler di tutti i giorni, dalle convinzioni adamantine e con la speranza di poter un giorno cambiare qualcosa. Poi c’è lo Ziegler politico, preoccupato di quello che dice, di non offendere potenziali oppositori, vestito di tutto punto ed impostato. Infine, lo Ziegler più libero, più umano, quello che visita Cuba dopo 40 anni e quasi si commuove. È in questi momenti che Jean Ziegler deve fare i conti con una piega che la rivoluzione ha preso che non lo esalta. Allo stesso tempo, lo vediamo fragile e vulnerabile, con l’amata moglie Erica, sempre al suo fianco amorevole, ma facile a contraddirlo.

Di Erika Bettina


Jean Ziegler. L’optimisme de la volonté  è l’esempio perfetto di come contrastanti sentimenti umani possano convivere all’interno di un solo uomo. È la storia di un politico, sociologo, economista, ex membro del servizio federale svizzero, che resta nella sua patria per sconfiggerne il “terrorismo”  economico, “il mostro dall’interno”. Ma è soprattutto la storia di un uomo che per una vita intera combatte il proprio mostro interiore: che predica il cambiamento  ma non lo vive in prima persona; che cerca di fustigare i responsabili della fame ne l mondo ma non rifiuta i privilegi che è “sfortunato” ad avere; che passa il tempo a confrontarsi con la realtà dalla quale allo stesso tempo fugge. Un uomo che, animato un tempo dalla collera e ora dalla speranza, crede ancora nel risveglio delle coscienze umane. Il documentario -giocato su un ritmo che ben controbilancia la durezza degli argomenti trattati all’ottimismo e all’ironia con cui Jean Ziegler affronta la vita- risulta piacevolissimo da guardare e ci invita a riflettere sulla nostra coscienza.

Di Roberta Curcetti